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SCUOLA IN VENETO COME IL MERCATO DEL PESCE:…

da | 20 Apr 2021 | Materiali

SCUOLA IN VENETO COME IL MERCATO DEL PESCE: VENGHINO SIORI VENGHINO!

di Priorità alla Scuola Veneto*

Finalmente anche le scuole secondarie di secondo grado tornano in presenza. O dovrebbero, perchè a pochi giorni dal 26 Aprile, giorno in cui il governo Draghi ha decretato l’ora x per il rientro a scuola al 100% per studenti e le studentesse, le e i presidenti di regione, le e gli amministratori locali e dirigenti iniziano a mettere le mani avanti: non ci sono i presupposti per un rientro al 100%.

Vorremmo fare un paio di considerazioni, come Priorità alla Scuola Veneto, rispetto a quanto sta accadendo nella nostra regione, sia alla luce delle ultime dichiarazioni del Presidente Zaia, che rilancia la palla della scelta alle famiglie, sia in seguito all’incontro avuto da una nostra delegazione con la Dott.sa Palumbo, direttrice generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto, in data 15 Aprile. Ma anche alla luce delle ultime dichiarazioni dell’assessore regionale ai trasporti De Berti.

Tutto questo rimpallo rispetto alle aperture farebbe pensare ad una guerra tra poveri: peccato che i poveri, alla luce delle abnormi cifre del recovery fund, non dovrebbero proprio esserci; anzi, la partita in questione va chiusa entro fine aprile e la riapertura rischia di essere uno specchietto per le allodole bello e buono, volto a spostare l’attenzione dai problemi strutturali della Scuola.

Innanzitutto, perchè è una scelta esclusivamente politica. Niente è stato fatto per cambiare la situazione: né sui trasporti, né sulle strade, né rispetto all’edilizia scolastica, né rispetto al prossimo anno scolastico, con i numeri di studenti e studentesse per classe confermati i soliti, né rispetto alla stabilizzazione di precari e precarie, né in merito all’aumento degli organici. La chiusura della scuola per la pandemia rappresenta il sintomo evidente che sono state fatte scelte sbagliate a tutti i livelli, per anni e anni. Ma la malattia della scuola è endemica e questa situazione, che sa tanto di beffa, non è una cura. Questo, per le scuole superiori, risulta evidentissimo.

Cominciamo dai trasporti: questo, ci è stato ribadito anche dalla dott.sa Palumbo, è il vero problema della scuola in presenza, soprattutto per le secondarie di secondo grado. Motivo per cui fino ad oggi in Veneto la scuola secondaria di secondo grado è restata al 50% anziché al 75% come consentito dal decreto nazionale. Era gennaio quando in presidio permanente sotto la sede della protezione civile di Marghera chiedevamo che si ragionasse su un piano trasporti e di rientro che comprendesse i vari step: 59, 75 e 100%. Questo nella nostra regione non è stato fatto. E ora ci si fa cogliere impreparati, nonostante i proclami delle scorse settimane in merito al necessario ritorno sui banchi. E non solo perchè gli autobus non ci sono, ma, se anche ci fossero, non si ragiona sulla problematica del traffico che rischia di paralizzare le città venete, già fortemente cementificate e congestionate. E anche per quelle zone che città non sono, mai si è ragionato su una differenziazione territoriale, che distingua le problematiche degli ambienti cittadini a forte concentrazione studentesca dagli ambienti rurali o montani dove tale concentrazione non esiste e dove forse sarebbe più facile trovare una soluzione alla problematica dei trasporti.

Continuiamo con gli edifici scolastici: anche da questo punto di vista, niente più dell’ordinaria amministrazione, mentre le nostre campagne soffocano sotto il peso dei capannoni vuoti.
Abbiamo scuole accorpate, tagliate, in succursale, in reggenza, istituti che hanno rifiutato molti studenti e studentesse per il prossimo anno, centrali e periferiche; istituti comprensivi da migliaia di studenti. Anche queste scuole mastodontiche frutto di tagli, scelte sbagliate, poca lungimiranza.

Infine screening, test e tracciamento. Ancora una volta nulla è stato fatto per garantire maggiore sicurezza, e quindi anche continuità, nella scuola in presenza. Abbiamo più volte richiesto l’istituzione di uno screening diffuso con test salivari, e il risultato è il progetto di “scuole sentinella”, annunciato a febbraio e partito solo pochi giorni fa, del tutto inutile se considerato da un punto di vista della prevenzione. E mentre la campagna vaccinale arranca, nessun test periodico per insegnanti e personale è stato messo in campo, come invece avviene in altri settori, così come nessun potenziamento delle ulss e dei sisp è stato fatto.

All’oggi, tutto come a settembre. Ancora una volta.

Alla luce di tutto ciò, si interviene su un anno scolastico completamente disastrato semplicemente fingendo che il problema non sussista, a livello nazionale (forse per poter tranquillamente promuovere e bocciare?). Tanto è chiaro, dove i protocolli non sono applicabili, la scuola non riparte al 100%. Infatti, il presidente Zaia a questo punto, che fa, visto che le soluzioni sui trasporti non sono nemmeno state cercate? Rilancia la palla alle famiglie.

Ma la scuola non è il mercato del pesce. Troviamo allucinante che il nostro presidente di regione pontifichi, come fosse una sua decisione, sul se e come continuare con la DAD. Continuiamo a ribadire che la DAD NON è equiparabile alla scuola in presenza. Che passare alle famiglie il messaggio della libertà di scelta sia pericoloso. Innanzitutto, perchè a rimanere a casa saranno soprattutto i soggetti più fragili. Chi non può permettersi una quarantena, perchè monoreddito; chi non ha la possibilità di farsi accompagnare a scuola in macchina; chi ha familiari fragili da un punto di vista della salute. Chi ha provato la didattica mista la rifugge completamente: avere la classe in parte in presenza, in parte no, è la disfatta dell’apprendimento (se ancora questo interessa a qualcuno/a).

É un anno che Priorità alla Scuola porta avanti, a livello nazionale e locale, delle proposte concrete per un rientro in presenza e in sicurezza:
investimenti su edilizia e trasporti
basta classi pollaio
stabilizzazione dei precari
potenziamento organici
screening, test e tracciamento
riattivazione della medicina scolastica, intesa come presidio di salute territoriale e spazio di educazione alla salute.

Tutti provvedimenti che ci aspettiamo di vedere nero su bianco nel recovery plan che sarà presentato al parlamento proprio il 26 aprile e che non possono e non devono essere rimandati. Qui si sta smantellando, pezzo per pezzo, l’istruzione italiana. Ed è tempo di invertire la rotta. Torneremo presto a farci vedere nelle piazze, perchè la scuola è salute ed è essenziale.

*facebook > Priorità alla Scuola Veneto

Cesp Veneto

Pubblicato da: Cesp Veneto

Centro studi per la Scuola Pubblica

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Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica di Padova, è nato nel luglio del 2004. In questi anni, oltre a promuovere dibattiti, presentazioni di libri, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali inerenti al mondo dell’istruzione, ha sviluppato decine di convegni sul territorio.

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