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Nuovo PEI. Una lettera: interroghiamoci a fondo.

da | 22 Feb 2021 | Materiali

Nuovo PEI. Una lettera: interroghiamoci a fondo.


di Giulia Chieregato

Sono un’insegnante di sostegno precaria, specializzata lo scorso maggio, e scrivo per condividere una riflessione sul nuovo PEI (Piano Educativo Individualizzato) per gli alunni con disabilità, di prossima adozione nelle scuole di ogni ordine e grado.
L’approccio alla disabilità contemporaneo è il punto di arrivo di un percorso avviato con le migliori intenzioni: porre fine all’emarginazione degli alunni con disabilità e mettere in atto tutte le misure possibili per aiutarli a vivere in modo autonomo e sereno la quotidianità scolastica, fatta di apprendimento ma anche di relazioni.
Queste intenzioni, però, si stanno traducendo anche in misure controproducenti.
Secondo gli estremisti della retorica sull’inclusione attuale, riconoscere la diversità e chiamarla con il suo nome è irrispettoso e crudele, quando invece ammettere l’esistenza di una difficoltà o di un disturbo (in modo neutro e non giudicante) è il primo e necessario passo per approfondirli e, se possibile, renderli meno pesanti per chi li vive.
Lavoro da cinque anni nella scuola pubblica e mi sento di dire che un genitore che vede il figlio in una situazione di malessere non vuole sentir descrivere con freddezza e cinismo quel malessere, ma nemmeno vuole che lo si ignori o sminuisca e che si neghi l’assistenza dovuta, proporzionata alla gravità della situazione. La gravità riferita alla disabilità non è un’offesa, ma un parametro clinico indagato da professionisti con l’intenzione di far meglio comprendere a famiglie e insegnanti i meccanismi bio-psico-sociali che fanno scattare determinate risposte nei loro ragazzi; è stata invece fatta passare come qualcosa di innominabile, che getta un’ombra sulla personalità dell’alunno e lo ferisce.
Noi insegnanti usiamo il concetto e la parola “gravità” non per offendere o ferire un alunno, e mai rivolgendoci a lui, bensì come termine tecnico nelle occasioni in cui ci interfacciamo con il personale socio-sanitario, con l’obbiettivo di restituire un quadro oggettivo delle difficoltà dell’alunno all’interno della classe, nel caso in cui esse non dipendano solo dalle barriere ambientali e non scompaiano del tutto in presenza di facilitatori.
Il nuovo PEI sarà steso a partire dal PDF (Profilo Di Funzionamento), un documento incentrato su ciò che un alunno sa fare in diverse aree (lettoscrittura, motricità fine, autonomia personale …) e sul diverso grado con cui lo sa fare, lasciando in secondo piano l’eventuale gravità della disabilità coinvolta, che sarà riportata nel documento ma che non determinerà più il numero di ore di sostegno da assegnare all’alunno.
La descrizione del funzionamento è positiva perché mette in risalto i punti di forza dell’alunno, tuttavia è espressa con un linguaggio standardizzato che ci dice se e quanto un alunno sa fare una certa cosa, ma non ci spiega il come e il perché; in questo modo, difficilmente emergono i comportamenti individuali e problematici laddove presenti, per i quali dobbiamo continuare a fare riferimento al linguaggio tanto denigrato delle diagnosi cliniche: solo queste ultime possono metterci in guardia contro comportamenti che non si possono incasellare nello schema del funzionamento. Essere preparati a questi comportamenti non significa essere prevenuti contro gli alunni che li manifestano o desiderare il loro male, bensì sapere in anticipo quali situazioni fanno scattare quei comportamenti e avere quindi la possibilità di prevenirli, per il bene di tutti.
Ogni disabilità ha dei tratti tipici; per esempio, tra i tratti tipici dell’autismo c’è la stereotipia. Nella descrizione del funzionamento questa voce non c’è, eppure è un’informazione rilevante per l’insegnante, perché a quest’ultimo torna utile sapere se l’alunno che ha davanti ha delle fissazioni, quali sono, se sono rischiose per il benessere dell’alunno stesso (es.
colpire il muro con la testa) o se, viceversa, possono essere valorizzate (es. leggere tutto ciò che si trova su uno specifico argomento fino a diventare un esperto in materia).
Assegnare le ore di sostegno in base al funzionamento osservato nell’alunno, e non in base alle informazioni contenute nella certificazione clinica, farà apparire più gestibili situazioni gravi e porterà alla riduzione delle ore di sostegno per quell’alunno; senza un insegnante di sostegno specializzato in compresenza per un congruo numero di ore, l’insegnante di materia dovrà farsi carico da solo dei bisogni educativi, speciali e non, di venti e più alunni, impresa umanamente difficile, con ricadute negative sulla qualità dell’insegnamento e sull’inclusione stessa.
Dobbiamo augurarci che, nel momento in cui la diagnosi e il funzionamento confluiranno nel nuovo PDF, si terrà conto di entrambi, e che gli aspetti positivi del nuovo PEI (primo tra tutti il maggior coinvolgimento della famiglia e del personale socio-sanitario nell’elaborazione di un progetto di vita completo e di lungo periodo per l’alunno con disabilità) controbilanceranno gli aspetti negativi.

Giulia Chieregato

Bibliografia:

-* D. Ianes, S. Cramerotti e F. Fogarolo (a cura di), Il nuovo PEI in prospettiva bio-psico-sociale ed ecologica, Erickson, 2021

  • D. Ianes, S. Cramerotti e C. Scapin, Profilo di funzionamento su base ICF – CY e Piano educativo individualizzato per competenze, Erickson, 2019
  • OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità, ICF – CY. Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute – Versione per bambini e adolescenti, Erickson, 2007

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Pubblicato da: Cesp Veneto

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