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COVID a SCUOLA: perché il Miur contesta i suoi stessi dati sui contagi nelle scuole?

da | 11 Dic 2020 | Materiali

COVID a SCUOLA: perché il Miur contesta i suoi stessi dati sui contagi nelle scuole? di Andrea Gentile da Wired.it Prima annunciano la raccolta dei dati sui contagi scolastici e comunicano qualche numero, poi passano tutto in mano agli scienziati, che però non sembrano usarli. E infine, una volta che un giornale come Wired li rende pubblici su richiesta, ne contestano la veridicità. Ecco la strategia ondivaga del ministero dell’Istruzione Una “cantonata“. Così la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha commentato i numeri sui contagi da Sars-Cov-2 nelle scuole che Wired ha pubblicato lo scorso 30 novembre. Quasi 65mila persone tra studenti, personale docente e non sono state segnalate tramite un questionario da parte dei presidi di tutta Italia al Miur, con un monitoraggio deciso e regolato da viale Trastevere che coinvolge direttamente i dirigenti degli istituti. Perché allora contestarne i dati, una volta che sono stati resi pubblici, affermando che in realtà i numeri sono più bassi e scaricando la colpa ai giornalisti? Ma partiamo dall’inizio. Dopo l’estate, vista la ripartenza delle lezioni scolastiche dal 14 settembre, il ministero dell’Istruzione ha predisposto un questionario che ogni settimana i presidi dovevano compilare per comunicare i casi presenti in ogni scuola: nuovi positivi, totale dei positivi in quel momento, nuove persone in quarantena e le altre ancora in isolamento. Un lavoro che, come ha sottolineato la ministra su La7, non è solitamente deputato al personale del Miur, che si è ritrovato a trattare dati relativi alla salute di chi frequenta la scuola. Una grande responsabilità, che il ministero si è preso in carico durante la pandemia di Covid-19, ma che comporta anche delle conseguenze nei confronti dell’opinione pubblica. La raccolta di queste informazioni, infatti, non può essere sbandierata come un’importante iniziativa, senza poi mostrarne i risultati. Questi numeri non possono rimanere chiusi nelle stanze delle istituzioni, ma devono essere la base da cui parte il confronto pubblico. All’inizio, infatti, almeno parte di questi numeri venivano annunciati in forma di blanda percentuale da Azzolina stessa, poi invece è stato deciso di girarli direttamente all’Istituto superiore di sanità. Dal 10 ottobre in poi ha regnato il silenzio, almeno fino a quando, alla fine dello stesso mese, Wired li ha richiesti grazie a un Foia e li ha resi pubblici per tutti, per vederli poi incredibilmente contestati dallo stesso ministero che li ha forniti. Forse al Miur non si sono resi conto di ciò che stavano mandando, perché ora Azzolina afferma che i quasi 65mila contagi nelle scuole comunicati si riferiscono alla somma delle persone ancora positive settimana dopo settimana e non a quella dei nuovi contagi settimanali. Il numero reale, secondo quanto racconta la ministra, sarebbe molto inferiore, pari a circa 25mila positivi. Restiamo in attesa di una rettifica ufficiale, visto che la comunicazione inviata dal ministero coi dati ci raccontava ben altro (come potete leggere qui) e ci farebbe piacere vedere questi nuovi dati. Perché è troppo facile inviare un dataset e poi accusare i giornalisti di non aver fatto bene il proprio lavoro. Nella cacofonia della polemica, infatti, sembra che si sia tornati a un principio di autorità incontestabile: esistono dei numeri ma bisogna fidarsi della loro interpretazione, perché gli esperti usano questi dati per valutare la situazione epidemiologica nazionale e prendere di conseguenza delle decisioni su apertura e chiusura delle scuole (su cui anche il Comitato tecnico scientifico ha modificato sovente opinione). Peccato che nei rapporti dell’Iss sul sito Epicentro, e sentendo anche le affermazioni del coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, di questi numeri del Miur non si faccia menzione. Sarebbe stato (e sarebbe, in vista di una possibile riapertura) un segnale importante vederne la pubblicazione costante e aggiornata, un punto di partenza sul quale ragionare con numeri alla mano, disponibili a tutti in modo trasparente (qualcuno ricorda la petizione #datibenecomune?). Perché qui a Wired non crediamo che la scuola sia necessariamente un problema per la diffusione dei contagi, ma vorremmo che le affermazioni fossero semplicemente rafforzate dai numeri. Numeri che sono stati raccolti dai dirigenti scolastici con grande impegno e responsabilità e che non vorremmo restassero chiusi in un faldone elettronico di viale Trastevere. in allegato i dati del contagio

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Pubblicato da: Cesp Veneto

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