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CESP – RETE SCUOLE RISTRETTE

da | 11 Lug 2020 | Proposte

Resoconto dell’importante Videoconferenza svolta il 9 e 10 luglio, come CESP-Rete delle scuole ristrette, che ha coinvolto non solo i livelli più alti delle istituzioni, ma ha ottenuto riconoscimenti da tutti, tanto da essere proposta come parte attiva nella stipula di protocolli e accordi per la risoluzione delle problematiche che, ad oggi, impedirebbero una riapertura delle attività scolastiche e di volontariato ( sospese a causa del coronavirus e ancora non riprese).


RIPENSARE IL CARCERE: ISTRUZIONE, CULTURA, TECNOLOGIE

9-10 luglio 2020

DAGLI APPUNTI PER UN DIALOGO: UNA DISCUSSIONE REALMENTE COSTRUTTIVA- LA V GIORNATA DEL MONDO CHE NON C’E’presenta indicazioni e possibili soluzioni ai problemi relativi alla ripresa delle attività trattamentali in carcere. Nelle prossime settimane si avvieranno le procedure per gli incontri relativi.

Alla due giorni su istruzione, carcere, cultura e tecnologie organizzato dal CESP-Rete delle scuole ristrette, c’erano veramente tutti: una nutrita rappresentanza interistituzionale e una bella presenza della rete delle scuole e degli studenti “ristretti”. La Videoconferenza che ha avuto il supporto del PRAP Lazio-Abruzzo-Molise ed ha potuto contare su una cabina di regia formata dall’IIS “ J. Von Neumann”, che ha fornito la piattaforma per il complesso collegamento e dalla Casa Circondariale di rebibbia Nuovo Complesso-Roma, che ha messo a disposizione tecnici e strumentazione, ha segnato anche il rientro in carcere della scuola, con un certo numero di docenti, studenti, educatori, volontari, direttori collegati insieme, nelle sale messe a disposizione dalle direzioni negli istituti penitenziari, dalle quali gli studenti ristretti sono potuti intervenire in diretta.

Nella prima giornata, dopo la proiezione di un estratto del docu-film Lo cunto dei ristretti realizzato dalla rete delle scuole ristrette con i fondi MIUR-MIBACT del progetto Monitor 440- sezione Visioni Fuori-Luogo, si è svolto l’interessantissimo dialogo del Tavolo interistituzionale di confronto tra i Sottosegretari all’Istruzione, alla Giustizia, ai Beni culturai, il DAP- Ufficio Trattamento e detenuti, i Provveditorati dell’Amministrazione penitenziaria delle regioni coinvolte, il Garante Nazionale dei detenuti e delle persone private della libertà personale, la Conferenza Nazionale dei Poli Universitari in carcere, la Magistratura di sorveglianza, gli Uffici scolastici regionali, una rappresentanza dei Direttori degli istituti penitenziari coinvolti e dei Dirigenti scolastici più vicini alla rete, dei Docenti universitari e professionisti che hanno seguito e partecipano ai progetti, dei Docenti, degli Educatori e degli studenti della rete stessa.

Il giorno successivo la videoconferenza ha continuato alla presenza di personalità del mondo della politica e della cultura, Ministri e Onorevoli che si sono alternati negli interventi insieme ai vertici del Salone Internazionale del Libro di Torino e agli autori che hanno partecipato e hanno fatto entrare uno dei progetti più antichi del Salone, Adotta uno scrittore, in carcere, e hanno proiettato quanto realizzato dalla compagnia sineNOmine nell’ambito del festival dei Due Mondi.
Le due giornate non sono state, però, una vetrina, nessuno degli interlocutori ne aveva voglia ed infatti i due giorni di confronto si sono snodati tra l’analisi degli elementi problematici per la ripresa delle attività trattamentali in carcere (istruzione, cultura, volontariato) e quella del ruolo delle nuove tecnologie all’interno dell’esecuzione penale, alla luce dei profondi cambiamenti intervenuti in questi mesi in dipendenza del coronavirus e della conseguente interruzione delle attività legate al trattamento.
Sono stati a tal proposito proiettati i risultati della Rilevazione dati sulla Didattica a Distanza nelle istituzioni penitenziarie, svolta dalla rete delle scuole ristrette, con lo sguardo dei docenti che hanno in prima persona svolto la DaD (sincrona o asincrona), che ha messo in evidenza le criticità della DaD sincrona in carcere e, soprattutto, che nella realtà il 96% dell’orario delle lezioni non è stato erogato e del rimanente 4% svolto, il 3,16% è stato erogato nelle classi finali e lo 0,76% nelle altre classi.
Per questo i tre Ministeri coinvolti (Istruzione, Giustizia, Beni Culturali), così come i politici presenti, hanno dichiarato che si sarebbero fatti parte attiva per la risoluzione delle problematiche emerse, anche attraverso la sottoscrizione di un protocollo a tre e la contemporanea costituzione di un Osservatorio per monitorare l’applicazione dei Protoccolli e Accordi.

In merito poi ai molti ostacoli che iniziano a delinearsi per l’apertura in sicurezza dei percorsi scolastici in carcere, così come delle attività di volontariato, c’è stata una sostanziale convergenza sulle proposte portate al Tavolo, dalla rete delle scuole ristrette:

1) Urgente necessità di entrare nel merito dell’Utilizzazione degli spazi in carcere e del potenziamento delle tecnologie in carcere. Il “Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione per l’anno scolastico 2020/2021”, emanato il 26 giugno scorso, dedica tre righe anche all’istruzione in carcere: Sezioni carcerarie. Le attività delle Sezioni carcerarie devono essere organizzate previo confronto e coordinamento tra il Dirigente scolastico, il Coordinatore didattico e il Direttore della struttura carceraria per il rispetto dei previsti protocolli di sicurezza. Proprio a partire da queste righe sarebbe utile disegnare delle specifiche linee di intervento (così come il protocollo a tre) per favorire, proprio come disposto dal Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, con riferimento alle scuole “libere”: la messa a disposizione di strutture e spazi (giardini, teatri, biblioteche, archivi……) al fine di svolgere attività complementari volte a finalità educative. Ovviamente bisogna chiarire che questo non significa privare quegli spazi della loro connotazione originaria, ma utilizzarli per integrare le attività da svolgere con la popolazione detenuta iscritta ai percorsi di istruzione;

2) Avvio della costituzione di Sezioni “molto speciali”, così come definito dal Documento di Programmazione del Corso carcerario di Liceo Artistico “Soleri-Bertoni” a.s. 2016-17 e fatto proprio dalla rete ( che se fosse già stato realizzato, avrebbe evitato gli attuali problemi determinati dal sovraffollamento delle aule scolastiche e nelle quali occorre: a) Dare un senso alla esperienza detentiva attraverso un percorso agito e non subito; b) Costruire nel carcere uno spazio di umanità dove si crea conoscenza e coscienza (conoscenza responsabile) attraverso l’educazione al sistema formativo del gruppo classe, all’impegno attivo, al rispetto e all’aiut reciproco e alla presa di consapevolezza; c) creazione di una sezione abitata da studenti, possibilmente comunicante e “aperta” su una sezione di detenuti non studenti; tali sezioni sono collegate nella fruizione degli spazi comuni destinati alla socialità e alle attività culturali (sale lettura per lo studio individuale silenzioso, salette per l’uso del pc e per l’educazione al cinema di qualità, salette per esercitazioni o lavori di gruppo, biblioteche);

3) Attivazione degli interventi finalizzati al “recupero” degli alunni anche dopo il fine pena. Attraverso i Laboratori articolati di Formazione sulle Arti e Mestieri del Teatro e delle Arti culinarie, della somministrazione e dell’accoglienza ( in linea con il percorso sviluppato dalla rete delle scuole ristrette in questi anni: per la formazione congiunta di tutti gli operatori presenti in carcere, per il potenziamento di Laboratori e Biblioteche, per l’accompagnamento degli studenti ristretti fuori dal carcere): a) Il teatro oltre il carcere: Arti e mestieri teatrali. Nell’esperienza laboratoriale della rete delle scuole ristrette, il teatro ha dimostrato di essere un importante elemento nel contribuire alla realizzazione della personalità del detenuto e alla sua risocializzazione. L’esperienza non ha prodotto solo azione scenica e formato attori, ma ha dimostrato che il teatro è una vera e propria scuola di Arti e mestieri, dove si formano, sul campo, non solo attori, ma tecnici qualificati: tecnici delle luci e del suono, costumisti, scenografi. Un’esperienza effettivamente professionalizzante e spendibile all’esterno, all’esito del percorso della pena. Assieme alle Compagnie teatrali con le quali abbiamo lavorato in questi anni si è progettato di rendere qualificante l’attività teatrale svolta all’interno dei penitenziari, cercando di assicurare sull’intero territorio nazionale le medesime opportunità occupazionali per la popolazione ristretta o in esecuzione penale esterna, attraverso modelli organizzativi adeguati ad assicurare il perseguimento di tali obiettivi; b) Cibo e cultura. Un progetto attraverso il quale condividere storie e tradizioni del patrimonio alimentare del mondo intero, definendo un ambito di inclusione nel rispetto delle differenze, per migliorare la vita e i rapporti interumani e ricostruire un modello economico. Un progetto partecipato tra scuola-comunità carceraria-terzo settore (modulato sul progetto di slow food in carcere, per contrastare attivamente la recidiva), fornendo strumenti per apprendere un mestiere qualificato che permetta ai detenuti, una volta fuori dal carcere, di entrare nel mondo del lavoro. Un’idea imprenditoriale per rendere possibile un futuro di speranza.

Anna Grazia Stammati
(Presidente CESP)

Roma, 11 luglio 2020

Cesp Veneto

Pubblicato da: Cesp Veneto

Centro studi per la Scuola Pubblica

Via Monsignor Fortin 44 – Padova

Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica di Padova, è nato nel luglio del 2004. In questi anni, oltre a promuovere dibattiti, presentazioni di libri, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali inerenti al mondo dell’istruzione, ha sviluppato decine di convegni sul territorio.

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