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Linee guida: proposta di mozione

da | 29 Giu 2020 | Proposte

Al Ministero della Pubblica Istruzione
All’Ufficio Scolastico Provinciale di Padova
All’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto
e p.c. Alle Organizzazioni Sindacali
Agli Organi di Stampa

Il Collegio dei Docenti dell’I.I.S. “U. Ruzza” di Padova, riunito in modalità telematica il 25 giugno 2020, in merito alla bozza delle linee guida emanata dal Ministero, esprime le seguenti considerazioni e richieste.
La ripresa a settembre viene scaricata tutta sulle autonomie scolastiche, col risultato di un quadro dell’istruzione legato alle differenze territoriali. Non si garantisce, cosi, il diritto all’istruzione sancito dalla Costituzione uniformemente su tutto il territorio nazionale. Le scuole italiane avranno qualità e velocità diverse in relazione alla forza, anche economica, dei singoli territori.

Fine dell’unitarietà del gruppo classe e costituzione, scuola per scuola, di “gruppi di apprendimento”. La turnazione riconfigura il gruppo classe in più gruppi di apprendimento, le classi saranno smontate e rimontate, con una forte riduzione del tempo scuola.
Abbassamento drastico della qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento, attraverso l’aggregazione delle discipline in aree o ambiti disciplinari, con conseguente diminuzione di ore. All’interno delle scuole i docenti lavoreranno sui “nuclei essenziali”, il resto si farà fuori dalla scuola con personale esterno.
Esternalizzazione di interi settori della didattica, tramite accordi con il Terzo settore, attraverso non meglio individuati “patti educativi di comunità”. Si parla di personale educativo responsabile, di attività integrative o alternative alla didattica, con compiti anche di vigilanza. Le scuole e i genitori saranno chiamati a contribuire al pagamento di attività che si svolgeranno dentro o fuori gli edifici scolastici. È la privatizzazione che entra in pompa magna dentro la scuola italiana
La didattica a distanza è considerata come una risorsa da proseguire e consolidare, lasciando come possibilità la didattica mista nelle scuole superiori, senza alcun riferimento ai limiti emersi nella quarantena.
Viene lasciata a ogni scuola la decisione sulla riduzione dell’ora di lezione e l’articolazione del tempo scuola, cosi come, in accordo con tavoli a livello di Enti Locali, gli orari scaglionati di ingresso e uscita, il problema dei trasporti, i doppi o tripli turni, il sabato a scuola, ecc.
Perché si fa tutto questo? Perché bisogna seguire le linee sulla sicurezza dettate dall’emergenza virus; ma i distanziamenti sono impossibili con le classi pollaio e con gli spazi attuali insufficienti e, quindi, si scarica sulla comunità educante la responsabilità di organizzare la riapertura.

La scelta politica è quella di non investire sulla scuola, che dovrà cavarsela con ciò che ha e su ciò che riesce a recuperare dal volontariato e dagli Enti locali.
Ma la soluzione vera è l’altra strada, è il rafforzamento del sistema pubblico di istruzione attraverso:

maggiori investimenti a fronte per garantire interventi urgenti per modifiche alla struttura interna degli edifici scolastici, con ampliamento delle aule e reperimento di ulteriori spazi, con l’impiego immediato di ogni edificio idoneo (cinema, caserme, chiese, teatri dismessi) disponibile per accogliere le classi in condizioni di sicurezza;

un aumento degli organici attraverso l’assunzione dei docenti e del personale ATA necessari, cominciando a stabilizzare le decine di migliaia di precari che hanno consentito il funzionamento della scuola in questi anni;

una riduzione netta del numero di allievi per classe, con un investimento straordinario e dovuto, dopo anni di tagli alla scuola, senza alcuna riduzione dell’ora a 40-45’, che riduce di fatto il tempo–scuola per gli alunni ma aumenta l’orario di lavoro dei docenti, fino a 24 ore escludendo qualsiasi forma ibrida, metà classe in presenza e metà a distanza, per consentire, a fini sanitari, il distanziamento sociale.

Serve quindi una visione della scuola completamente opposta a quella “a distanza”, opposta a chi pensa ancora una volta di risparmiare sul diritto all’istruzione, tagliando gli orari di lezione (tanto poi si fa lezione “a distanza”), aumentando gli orari di lavoro (aumento delle ore, doppi turni, lavoro in classe e in remoto …).
Serve una scuola vera, in presenza e in sicurezza, che richiede risorse per troppo tempo negate a questo settore. Come la sanità pubblica, l’istruzione pubblica va considerata un pilastro della convivenza civile e come tale va prioritariamente finanziata.

Mozione approvata a maggioranza con 108 voti favorevoli, 7 astenuti.

Cesp Veneto

Pubblicato da: Cesp Veneto

Centro studi per la Scuola Pubblica

Via Monsignor Fortin 44 – Padova

Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica di Padova, è nato nel luglio del 2004. In questi anni, oltre a promuovere dibattiti, presentazioni di libri, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali inerenti al mondo dell’istruzione, ha sviluppato decine di convegni sul territorio.

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