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A SCUOLA DI PFAS

da | 5 Giu 2019 | Proposte

«LE GOCCE CHE SCAVANO LE ROCCE» – LA NUOVA ONDA DEGLI STUDENTI. UN ANNO DI PFAS TRA I BANCHI DI SCUOLA. «IL CORAGGIO DI DIRE AI GIOVANI CHE ESSI SONO TUTTI SOVRANI»

di Donata Albiero* da PFASLAND

UN ANNO DI LOTTA E FORMAZIONE, IN SOSTITUZIONE DI CHI NON LE FA
[ 9 Istituti scolastici coivolti: 6 superiori e 3 IC]

Un’impresa che all’inizio pareva solo un sogno: penetrare nelle scuole per sensibilizzare gli studenti su una problematica difficile e “pericolosa” per le Istituzioni: L’INQUINAMENTO DA PFAS.

Il gruppo educativo operativo di cittadini attivi, in rappresentanza dell’intero Movimento No Pfas, ci è riuscito. Millecinquecento studenti tra i dodici e i diciannove anni, di cui trecentosessanta nei corsi, trecentoquarantacinque genitori, sei mesi di attività quasi quotidiana per coprire sette corsi in sei scuole:

ITAS Trentin di Lonigo
ITE Piovene di Vicenza
IIS Kennedy di Monselice
IIS Boscardin di Vicenza
Scuola paritaria Leone XIII di Montecchio Maggiore
Istituto Comprensivo Fogazzaro di Trissino

a cui si aggiungono sei incontri propedeutici con gli adulti e sette assemblee extra, anche in scuole non aderenti al progetto:

ITIS Rossi di Vicenza
Liceo Leonardo Da Vinci di Arzignano
Liceo Fogazzaro di Vicenza

numeri, questi, che accompagnano il progetto educativo dal titolo

Salvaguardare la salute minacciata dalla contaminazione Pfas nelle falde e nelle acque superficiali del Sud Ovest Veneto

partito in sordina a novembre 2018 nella sua fase operativa e concluso il dieci aprile 2019.

La scelta di portare nelle scuole le criticità derivanti da una delle più grandi forme di inquinamento che ha colpito tre province del Veneto attraverso il vettore più comune e indispensabile, l’acqua, quella dei rubinetti, dei pozzi, delle falde, è stato per noi attivisti, che l’abbiamo vissuta sul campo, un percorso incoraggiante e sorprendente.

Abbiamo già raccontato, parzialmente, a febbraio scorso, il nostro lavoro di equipe nelle istituzioni scolastiche, in un articolo nella piattaforma di PFAS.land, «una straordinaria prova di forza civile, portata avanti da un arcipelago di attivisti, amici, collaboratori, tutti uniti nello sforzo collettivo di consegnare un futuro alle nuove generazioni». Volevamo rendere gli studenti protagonisti nel territorio in cui vivono. «Coltivare il senso di responsabilità: è l’unico che rende cittadino attivo» – è diventato, perciò, l’appello finale al termine di ogni corso.

Fino a qui i nostri buoni propositi. Ma ci siamo riusciti? Abbiamo davvero consegnato loro la staffetta dell’impegno per la difesa della vita e del nostro territorio? E in caso affermativo, i risultati riusciremo mai a vederli?

Proviamo, allora, a ripercorrere il progetto Pfas con gli studenti nelle sue tappe: le emozioni suscitate, le reazioni ottenute, le promesse ricevute.

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DATI DI FATTO SU GIOVANI SENSIBILI E ADULTI IGNARI O IGNAVI

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Un oggettivo dato di fatto ci ha sempre accompagnato: lo scoprire, in ogni scuola, come la nuova generazione, a differenza di quella rappresentata dai loro genitori (la nostra), abbia dimostrato una maggiore apertura rispetto alla mancata presa di coscienza collettiva degli adulti sul “pericolo Pfas” e sui rischi per la salute. I ragazzi hanno, infatti, prestato rilevante, lucida attenzione ai vari interventi sul problema del grave inquinamento del territorio. Incredibile, se lo si collega alle poche informazioni che essi, consultati con questionari, on line per le assemblee, cartacei per i corsi, avevano ricevuto dalle famiglie (fatta eccezione per i provenienti da Lonigo e per la scuola Kennedy del padovano). Ancor più incredibile, se connesso alla convinzione, della stragrande maggioranza degli interpellati, che il “rischio per la salute” dei cittadini causato dalla contaminazione Pfas non li coinvolgesse direttamente ma riguardasse solo altri, altri studenti, altri comuni, altre realtà.

Si aggiunga, ciliegina sulla torta, che erano più della metà i ragazzi inclusi nei corsi, nella provincia di Vicenza, che non sapevano se il Comune dove abitavano appartenesse o meno alla zona contaminata. Vicenza, Arzignano, Trissino, Montecchio, per citare degli esempi, parevano delle isole felici in cui la parola Pfas quasi non esisteva nella vita quotidiana.

Gli adulti sono stati un capitolo a parte. L’incontro con i genitori (aperto alla cittadinanza al Trentin di Lonigo e al Kennedy di Monselice; all’opposto blindato alle sole classi del progetto all’IC di Trissino), propedeutico alle tre giornate con i ragazzi, ha visto una affluenza scarsa (il picco negativo è stato a Trissino); i presenti però, per lo più già sensibili alla tematica trattata, hanno manifestato vivacemente l’irritazione nei confronti delle Istituzioni, ree di non aver mai adottato il principio di precauzione, né di aver mai condotto campagne informative “veritiere” per la popolazione e hanno espresso la rabbia per il diritto negato ai cittadini, abitanti al di fuori delle zone rosse, dalle Aziende Sanitarie Locali di poter effettuare, almeno a pagamento, le analisi del sangue sui Pfas.

Sulla irrisoria partecipazione degli adulti non ci siamo mai stupiti; infatti, una delle ragioni per cui siamo entrati nelle scuole a parlare agli studenti è dovuto alla constatazione che in più di cinque anni di nostri interventi pubblici sulla problematica Pfas ci siamo scontrati, purtroppo, con una popolazione disinformata e disimpegnata. Questo il terreno su cui abbiamo seminato.

I ragazzi, incontrati nei corsi e nelle assemblee, hanno risposto animatamente. Non sono stati e non sono i giovani dipinti da certa stampa, descritti come una generazione ripiegata su se stessa, apatica, disincantata rispetto all’idea di cambiare la società, schiacciata dall’incertezza e dalla precarietà, pronta ad adattarsi al contesto in cui si trova a vivere, orientata all’individualismo. Ripeto, fin dalla prima giornata, ce ne siamo resi conto, per le loro accese reazioni alla storia del disastro ambientale, inserito in un quadro impietoso nel quale non mancano fenomeni evidenti di illegalità, di colpevoli omissioni da parte delle istituzioni e di omertosi silenzi. All’aperto manifestarsi di pregnanti esigenze etiche da parte degli studenti ha fatto riscontro in loro il bisogno di un impegno pratico che li rendesse protagonisti in prima linea nel contrastare efficacemente la situazione di degrado riscontrata, le sue cause e le sue conseguenze.

È stato un comportamento uniforme e generalizzato che si è esplicato nella volontà di autorganizzazione e di autodeterminazione.

«Ognuno di voi, può fare qualcosa. Pensate, organizzatevi, protestate se occorre, proponete, agite! Traducete… in comportamenti concreti e coerenti. Non sudditi ma cittadini» – scrivevamo nel settembre del 2018.

Sicuramente un ottimo banco di prova questo nostro invito nelle esercitazioni, nei lavori di gruppo, nei giochi di ruolo. La creatività, la serietà delle soluzioni pensate, l’animata laboriosità sono state le loro risposte, il segno di una precoce maturità che si esprimeva con l’indicazione di precise e rigorose azioni, individuali e collettive, nella difesa dell’acqua, bene comune, avvelenata dai Pfas e nella difesa del territorio devastato.

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LA PARTECIPAZIONE ATTIVA
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I giochi di ruolo sono stati la carta vincente nelle scuole medie: essere medici, scienziati, produttori, contadini, istituzioni, scuola, cittadini attivi, cittadini passivi, proponendo soluzioni alla questione inquinamento Pfas, permetteva ai ragazzi un confronto diretto tra loro e a noi la possibilità di capire quanto avessero assimilato. Non solo, ci si divertiva molto, il che non guastava. Le consegne di lavoro li hanno completamente assorbiti e isolati nei loro gruppi, pur trovandosi gomito a gomito in una unica stanza fino a settantacinque ragazzi.

Il chiacchiericcio, il brusio, il rumore di fondo facevano presagire niente di buono, o comunque una perdita di tempo. Poi arrivava il momento sacro, collettivo: la lettura delle risposte date; quindi le soluzioni: in certi casi strabilianti e vincenti. Certo, nessuno di noi immaginava che il gruppo a cui era stato affidato il compito di rappresentare i cittadini passivi, si fosse rifiutato e avesse scritto:

«Diventiamo attivi perché uno dei nostri amici si è ammalato a causa dei Pfas. Quindi proponiamo in positivo: mettere filtri nuovi, regolare l’utilizzo dell’acqua, utilizzare bottiglie di vetro e non di plastica, non mangiare carne».

Ci siamo guardati, noi adulti, e non ce l’abbiamo proprio fatta a mantenere un contegno distaccato. Un nostro applauso si è mescolato con quello scrosciante dei ragazzi. E che dire quando abbiamo chiesto di aiutarci a trovare le formule più adatte per informare i compagni della scuola sui pericoli che stavano correndo?

Hanno inventato il TG Pfas (redazione locale collegata a Milano) il Giornalino di Istituto “Guardiamo al futuro. Comunità No Pfas”, le parole “spia” più efficaci per attrarre nei volantini l’attenzione e allertare i compagni.

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Nelle secondarie di secondo grado ci hanno colpito i titoli che hanno utilizzato, con proprietà, per i loro cartelloni pubblicitari e i volantini personalizzati per i compagni, prendendo lo spunto dagli interventi dei medici Isde:

Come preoccuparsi di noi stessi e agire per il futuro
Movimento #NoPfas
Pfas. Non è colpa del Pianeta che ci fornisce acqua pulita
Pfas, la peste di oggi
Informarsi rende liberi e sani dai Pfas
– Pfas + vita
Pfas, il nemico invisibile
Un problema ignorato

Un’attenzione particolare all’ambiente è stata espressa dagli studenti del Kennedy di Monselice. Alla consegna di diventare protagonisti di una azione per migliorare la situazione locale, un gruppo ha creato un progetto “Protesta Pfas”: prevedeva, in maniera articolata, un sit-in davanti al comune espletando tutte le procedure burocratiche a scuola e fuori onde poter avere le carte in regola per manifestare. Un altro ha ideato una “serata” all’insegna dei Pfas con tanto di esperti, di volantini e di buffet equo solidale, offerto da Rete Gas Vicentina e i cui introiti sarebbero serviti per autofinanziarsi. La lezione della mattinata sul cibo aveva fatto centro. Alcuni ragazzi hanno invece pensato di fondare un movimento … simile al nostro, hanno precisato, ma di soli studenti, chiamato “Le gocce che scavano le rocce”. Sempre nelle scuole superiori, gli allievi si sono esercitati, in gruppi spontanei, a collegare la questione del territorio “inquinato” da Pfas nelle acque, nel suolo, nell’aria, con le misure ritenute più idonee da adottare sugli abitanti per contrastare una contaminazione già in atto e/o per prevenirla, comprensive di iniziative pubbliche da effettuare per informare i cittadini.

Quando siamo stati messi al corrente delle loro idee migliorative per “star bene” e “vivere in salute”, illustrate con calore alla assemblea plenaria, li abbiamo nominati sul campo nostri pubblici amministratori. L’uso della mappa digitale attraverso il GIS (Sistema Informativo Geografico), prima ancora che apparisse in un articolo di PFAS.land è stato anticipato, dallo stesso autore, a febbraio scorso, nella scuola Piovene di Vicenza. Le indicazioni di Rete Gas (vicentina), quasi sconosciuta prima dell’intervento dei suoi operatori alla totalità degli studenti, si sono riversate nei lavori, alla ricerca di cibo non contaminato, con soluzioni tese a cambiare in meglio abitudini e modi di essere.

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CAMBIO DI PARADIGMA

2 lavori

Nel contesto dello svolgersi del progetto è emersa, ben accolta dai ragazzi, la nostra sollecitazione per un cambio di paradigma, che coinvolgesse l’intera comunità sul piano culturale, valoriale e pratico: da una società che pone al primo posto il consumo e il profitto (di pochi) alla società che pone al primo posto la salute (di tutti), il benessere, senza ricatti di sorta. La persona – che significa pure tutto ciò che la circonda, il suo ambiente – al primo posto.

La nostra esperienza è conclusa. La formula progettuale ha funzionato. Nelle varie giornate del corso, un “filo rosso” (i Pfas) ha unito didattica e operatività, obiettivi e metodologia, contenuti e azioni, prodotto, verifiche, valutazione. Il compito della sottoscritta, coordinatrice e animatrice, sempre presente nei vari incontri scolastici, qualsiasi fosse il relatore di turno, è stato quello di evitare lezioni puramente cattedratiche, a sé stanti e, partendo dai risultati dei pre-test, di integrare, unire, smussare, collegare relazioni ed esercitazioni operative onde garantire la formazione in itinere dei ragazzi con cui ci siamo confrontati. Il modulo, poi, dei tre incontri di tre ore si è rivelato congruo alle esigenze della scuola, anche se il tempo per sviluppare il dibattito è stato ristretto e ce l’hanno fatto notare i nostri studenti nelle annotazioni libere. Condivise tutte le questioni affrontate e la preparazione dei relatori.

«Il feedback […] per l’esperienza ricevuta è certamente positivo. I ragazzi stanno lavorando molto bene» – ci riferiscono le stesse scuole che stanno ancora approfondendo le tematiche da noi sviscerate.

Accogliamo, lusingati, quanto ci ha scritto il 4 aprile 2019, il prof. Vittorio Riezzo, responsabile progetto Pfas all’ITAS Trentin di Lonigo, la prima scuola dove abbiamo iniziato la nostra avventura didattica e in cui abbiamo effettuato il più alto numero di corsi e di assemblee di istituto, là dove i moduli/test predisposti da noi sono stati richiesti dalla stessa scuola per l’effettuazione di una indagine generale su tutti gli studenti frequentanti e i loro genitori, là dove l’UDA (Unità di Apprendimento) sui Pfas è stata già completata (altre scuole a maggio) e la pagina specifica del sito scolastico è stata aggiornata anche con il materiale offerto dai nostri esperti:

«[…] Da un’analisi complessiva del progetto e sui molteplici aspetti, ritengo che tutto il percorso svolto abbia avuto un impatto positivo sia sugli studenti che sulle famiglie in termini di consapevolezza e partecipazione. Gran parte degli studenti coinvolti ha dimostrato interesse per le attività proposte e una maggiore consapevolezza sulla tematica affrontata. Gli alunni e i docenti hanno apprezzato i relatori per le loro esaustive presentazioni. Le criticità sono riconducibili non tanto ai temi trattati o alla pertinenza degli stessi ma piuttosto ai tempi necessari per lo svolgimento del progetto nella sua complessità. Infatti, il numero di ore richieste per i corsi, le discussioni in classe, per la realizzazione degli elaborati e la loro valutazione, la predisposizione, somministrazione e correzione delle prove esperite, ha richiesto un notevole dispendio di energie sia da parte dei docenti che degli studenti coinvolti. Ritengo tuttavia che il progetto sia stato per gli studenti un’occasione importante dal punto di vista culturale e abbia rappresentato sia un motivo di crescita personale che un arricchimento per il loro percorso di studi».

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RINGRAZIAMENTI PER UNA GIUSTIZIA AMBIENTALE

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Ringraziamo quanti del Movimento ci hanno dato fiducia: Greenpeace, Isde, CiLLSA, Medicina Democratica, Mamme No Pfas, Coordinamento Acqua libera da Pfas, Retegas Vicentina, Climate Defense Units. Siamo grati ai dirigenti scolastici e ai docenti che all’interno delle scuole ci hanno sostenuto e aiutato.

La Scuola resta lo strumento più potente che abbiamo per cambiare il mondo. Tutti noi abbiamo lavorato gratuitamente, spendendo tempo, energie, soldi propri, ma, lo ribadiamo, con soddisfazione e gratificazione. I mass media cominciano intanto a pubblicizzare le esperienze sui Pfas effettuale nelle scuole (vedi Petizione Europea del Piovene). La stampa locale, il TG regionale, ci menzionano genericamente come “esperti esterni No Pfas”, o fanno riferimento a una sola componente del Movimento, ignorando la complessità e la realtà, vasta e articolata, di quest’ultimo.

Poco importa; ci appaga la consapevolezza che i semi gettati stiano germogliando nelle varie scuole dove siamo entrati e in cui abbiamo mantenuto dei contatti sia con professori sia con rappresentanti degli studenti. A Padova, in un corso di aggiornamento nazionale, abbiamo presentato il progetto a quasi cento docenti “operanti” nel Veneto, raccogliendo lusinghieri apprezzamenti e richieste di informazioni per il prossimo anno.

Siamo supportati dalla redazione di PFAS.land, organo di informazione dei gruppi-comitati-associazioni NO PFAS della Regione del Veneto, che, in modo autonomo, procede culturalmente nell’azione di informazione, sensibilizzazione della cittadinanza e dei nostri giovani. Accade, quindi, di assistere stupiti al realizzarsi di un’operazione culturale interessante. Anzi, stupefacente. Parliamo di The Devil We Know, un documentario americano che ci tocca da vicino per quanto riguarda la tematica affrontata, i Pfas. Dopo aver acquistato la licenza e fissato i diritti di traduzione, Pfas.land, il 7 giugno, organizzerà una anteprima a Vicenza – una specie di assemblea popolare del Movimento dove attivisti, studenti e cittadini si incontreranno – proiettando il suddetto film con sottotitoli in italiano, grazie al lavoro intensissimo di ragazzi del Boscardin, altra scuola in cui siamo “penetrati”, guidati dalla prof.ssa Stefania Romio. A seguire, le scuole potranno richiederlo gratuitamente per l’anno scolastico 2019/2020, secondo un programma di proiezione diffusa concordato con la produzione.

Se son rose fioriranno…

Ai millecinquecento ragazzi incontrati, conosciuti, amati, porgiamo, quale gruppo educativo, un unico sentito augurio, un augurio di azione e di “sana ribellione” per cambiare questo mondo in meglio, per renderlo sostenibile. La questione ambientale, hanno condiviso con noi, è una priorità assoluta: ne va della nostra stessa sopravvivenza in una Terra, la sola che abitiamo, avvelenata dallo sfruttamento brutale, dilaniata da guerre fratricide, piagata da diseguaglianze scandalose, dominata dalla teologia del profitto. Ciascuno di noi può fare piccole, grandi cose (“pensare globalmente e agire localmente”) per migliorare la qualità della vita di tutti e non solo dei pochi che prosperano sull’indigenza dei più: noi chiediamo a chiare lettere GIUSTIZIA AMBIENTALE. Il cambiamento di paradigma auspicato.

Le parole di don Lorenzo Milani, fondatore della “Scuola di Barbiana”, mio costante punto di riferimento in quarant’anni di impegno scolastico, hanno ispirato il nostro lavoro di cittadini attivi:

«Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto».

«Ho insegnato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia».

Avanti ragazzi, avanti. Voi potete fare la differenza, Voi siete la generazione speranza!

* comitati e associazioni no-pfas del Veneto

Cobas Veneto

Pubblicato da: Cobas Veneto

Co.bas. Scuola

Via Monsignor Fortin 44 – Padova

Email: [email protected]

Per urgenze chiamare il 347 9901965 (Carlo)

I comitati di base della scuola sono un sindacato di base nato negli anni ’80 e che da allora opera nel nostro territorio e nel territorio nazionale, con docenti e A.T.A. volontari – precari e non – disposti a mettersi in gioco.

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