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ALLA FIDUCIA, ALLA FIDUCIA

da | 24 Giu 2015 | Materiali

ALLA FIDUCIA, ALLA FIDUCIA

di Andrea Colombo dal Manifesto

Di corsa che più di corsa non si può. Oggi stesso la riforma della scuola arri­verà nell’aula del Senato, senza pas­sare per il voto della com­mis­sione Cul­tura e senza rela­tori. Domani sera arri­verà il voto di fidu­cia sul maxie­men­da­mento pre­sen­tato ieri mat­tina dai due ormai di fatto ex rela­tori, Puglisi, del Pd, e Conte, di Ap.

Detto maxie­men­da­mento non acco­glie nulla delle richie­ste avan­zate dal mondo dalla scuola e dalle oppo­si­zioni. Lo si capi­sce, ancora prima di leg­gerlo, quando il pre­si­dente Mar­cucci, un ren­ziano da vec­chia guar­dia, lo annun­cia ai gior­na­li­sti, al ter­mine di una inu­tile riu­nione della com­mis­sione. «Il maxie­men­da­mento — giu­bila — con­tiene molte pro­po­ste dell’opposizione oppure emerse nella discus­sione». Qual­cuno azzarda la domanda proi­bita: «Quali pro­po­ste dell’opposizione sono state accolte?». Il pre­si­dente, spiaz­zato, bal­betta: «Insomma, sapete, è un emen­da­mento di 40 pagine, affronta l’intera riforma. Impos­si­bile dire così, sui due piedi, cosa è stato accolto e cosa no». Scusi pre­si­dente ma sul punto chiave, durata in carica e ruolo dei presidi-sceriffi, qual­co­sina è cam­biata? «Sulla durata pro­prio no. Sul ruolo è stato chia­rito che il pre­side sarà respon­sa­bile dei risul­tati del suo isti­tuto». Per for­tuna! Si pen­sava che il pre­side diri­gesse con poteri asso­luti, ma la respon­sa­bi­lità fosse poi del bidello. Gli sgravi fiscali a favore delle scuole pari­fi­cate, cioè l’altra richie­sta deter­mi­nante di modi­fica, natu­ral­mente restano tutti. Le dele­ghe in bianco al governo sono un’infinità: ben nove, con diritto di met­tere mano a quasi tutto senza dover chie­dere il con­senso di nessuno.

Uno dopo l’altro, i mem­bri della com­mis­sione d’opposizione, Cen­ti­naio, Lega, Petra­glia, Sel, Mon­te­vec­chi, M5S, Boc­chino, ex M5S pas­sato al Gruppo Misto, escono dall’aula, ma del maxie­men­da­mento pos­sono dire ben poco. Gli è stato con­se­gnato pochi minuti prima di fine seduta. Per quel poco che hanno visto, le modi­fi­che sono cen­tel­li­nate e non tutte posi­tive. Una parte della riforma, inclusa la chia­mata diretta dei pro­fes­sori da parte dello sce­riffo, par­don del diri­gente d’istituto, slit­terà al 2016. I 100mila pre­cari usati come scudi umani da Renzi saranno assunti. Una buona metà, però dovrà spo­starsi di pro­vin­cia o di regione. Dati alla mano il sena­tore Boc­chino dimo­strerà poi che quelle assun­zioni erano comun­que neces­sa­rie e che la tro­vata di Renzi, secondo cui assu­merli senza varare la riforma com­ples­siva sarebbe stato impos­si­bile, è solo una delle innu­me­re­voli bugie di cui que­sta vicenda estre­ma­mente umi­liante per il par­la­mento è costellata.

«I tempi dovranno essere brevi», con­clude Mar­cucci uni­for­man­dosi al coro diretto dal gran capo.
E’ l’eterno alibi dei 3mila emen­da­menti, che in realtà sono 2mila, 334 dei quali pre­sen­tati dallo stesso Pd, e che, con­si­de­rata la deca­denza degli emen­da­menti affini, si sareb­bero potuti votare benis­simo se governo e mag­gio­ranza non aves­sero messo in opera un vero e pro­prio ostru­zio­ni­smo per evi­tare il voto in com­mis­sione. Ma niente paura: «C’è tempo fino alle 14 di domani (cioè di oggi) per pre­sen­tare sube­men­da­menti». Dav­vero? Vedi mai si votasse qual­cosa. Mac­ché. «Era la solita pan­to­mima» sin­te­tiz­zerà poi la pre­si­dente del gruppo misto Lore­dana De Petris, di Sel. Infatti nella con­fe­renza dei capi­gruppo del pome­rig­gio il governo chia­ri­sce che di sube­men­dare e votare in com­mis­sione non se ne parla nem­meno. Si va dritti in aula, con ter­mine fino alle 19 per sube­men­dare. Trat­tasi in realtà dell’ennesima truffa. Il voto di fidu­cia è già cer­tis­simo, dun­que l’ipotesi di modi­fi­care anche una vir­gola del maxie­men­da­mento è fuori discussione.

Cobas Veneto

Pubblicato da: Cobas Veneto

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