Come comunità impegnata nello studio e nella diffusione del Writing and Reading Workshop, abbiamo sentito la responsabilità di prendere parola di fronte alla bozza delle nuove Indicazioni Nazionali (NIN) e di inviare un testo all’email destinata alla consultazione dei docenti. Abbiamo elaborato un documento che vuole essere insieme una dichiarazione programmatica e un invito ad un reale confronto: non una critica sterile, ma un contributo che nasce dalla nostra esperienza quotidiana in classe, da anni di studio e formazione, da una visione precisa e fondata di scuola, di insegnamento, di educazione linguistica, di educazione alla lettura.
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La letteratura viene investita di un ruolo didascalico. Si insiste inoltre sulla sua utilità nello sviluppare il pensiero creativo, mentre non viene mai nominato il pensiero critico, e questo non solo nella parte dedicata all’italiano, ma anche per le altre discipline.
Per quanto riguarda la letteratura giovanile, gli esempi citati rendono lampante la grande distanza esistente tra chi scrive e il mondo delle lettrici e dei lettori preadolescenti, oltre alla mancanza di consultazione con docenti e esperti del settore che avrebbero anche potuto chiarire terminologie usate in modo scorretto o decontestualizzato (graphic novel, silent book). Molto più utili di elenchi parziali, polverosi e con titoli del tutto inadatti, sarebbero stati suggerimenti in merito a come implementare e utilizzare la biblioteca scolastica e alla costruzione di una biblioteca di classe che ponga attenzione alla bibliodiversità sia nelle forme che nei contenuti, nelle voci di autori e autrici e nelle rappresentazioni e visioni del mondo proposte dai libri. Aggiungiamo che la letteratura va letta, compresa, imitata, vissuta, non “adoperata”, termine che incoraggia un uso strumentale e svilente delle opere letterarie.
Nonostante l’insistenza su lettura e scrittura, manca una riflessione sostanziale sul processo di comprensione del testo, questione importante per tutte le discipline. La comprensione è oggi riconosciuta, anche dalle neuroscienze cognitive, come un processo complesso e attivo: non semplice decodifica, ma costruzione dinamica di significato, integrazione tra conoscenze pregresse e nuove informazioni, formulazione di inferenze, monitoraggio metacognitivo. Il documento sembra ignorare queste acquisizioni, riducendo la lettura a esposizione passiva o a mera esercitazione tecnica, senza proporre strategie o percorsi sistematici per sostenere lo sviluppo della comprensione profonda. Viene così a mancare uno dei cardini della didattica democratica: l’accesso effettivo alla costruzione autonoma del senso. In assenza di un’educazione alla comprensione consapevole, basata anche su un insegnamento esplicito di strategie, si rischia di ampliare le disuguaglianze culturali, favorendo solo chi può contare su forti supporti familiari e penalizzando chi avrebbe invece più bisogno di una scuola capace di rendere visibili e condivisi i processi mentali della lettura.
Quanto ai testi non fiction, il documento semplifica e banalizza il processo di comprensione, tralasciando di concentrarsi su strategie specifiche che sono invece necessarie per la graduale acquisizione di abilità legate alla competenza chiave “imparare ad imparare”. Non viene ad esempio citata la necessità di insegnare a leggere e interpretare strumenti fondamentali come grafici, immagini, documenti e fonti, indispensabile per una comprensione profonda e per l’acquisizione di un metodo di studio solido.
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