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Colonizzati da tech Usa: l’illusione di autonomia di Italia ed Ue

da | 18 Set 2025 | Cesp, News, Primo piano

di Walter Vannini - Da "https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/colonizzati-con-entusiasmo-larte-europea-di-obbedire-sorridendo-agli-usa/"

Colonizzati da tech Usa: l’illusione di autonomia di Italia ed Ue


L’Europa continua a confondere addestramento con cultura digitale. La colonizzazione tecnologica americana prosegue indisturbata, mentre di sovranità non resta che qualche slogan buono per i convegni

Pubblicato il 17 set 2025

Walter Vannini

Data Protection Officer autore del podcast DataKnightmare – L’algoritmico è politico (https://www.spreaker.com/show/dataknightmare)


europa digitale (2)

Ci stiamo avvicinando a passi da gigante a quella che Gibson chiama “la singolarità dell’idiozia“, in inglese Singularity of Stupid. Da una parte ci sono quelli che vogliono menare i russi trent’anni dopo il crollo dell’Unione Sovietica, e dall’altra ci sono gli Stati Uniti che non sanno decidere se preferiscono una dittatura o una guerra civile, con una crescente possibilità di ottenere entrambe.

In mezzo, c’è una dozzina di tipi oscenamente ricchi e fantasticamente stupidi, che si diverte a bruciare centinaia di miliardi in un culto millenaristico chiamato Intelligenza Artificiale.

E poi ci siamo noi delle colonie, sempre pronti a correre dietro all’ultima moda che viene da oltreoceano.

Ma se per una volta facessimo gli europei, per vedere l’effetto che fa?

ChatControl: quando la sicurezza minaccia la privacy

Una cosa buona in settimana è successa: per la terza o quarta volta è svanita al Parlamento Europeo la possibilità di passare a maggioranza la legge chiamata ChatControl, il cui scopo è di proibire la cifratura end-to-end delle comunicazioni.

La scusa è sempre la solita: siccome al terrorismo non ci crede più nessuno, il problema da risolvere è la pedofilia, secondo i proponenti dobbiamo tutti assolutamente rinunciare alla segretezza delle nostre telecomunicazioni perché la segretezza abilita reti internazionali di pedofili, e dove andremo a finire signora mia.

L’illusione della sicurezza senza privacy

L’attuale alfiere e stesore della più recente versione di questa idea che possiamo chiamare con il termine tecnico appropriato, cioè idiota, è nientepopodimeno che il ministro della giustizia danese, Peter Hummelgaard.

Agli atti va la sua dichiarazione del 21 agosto al canale danese TV2:

Dobbiamo rompere con la percezione totalmente errata che sia una libertà civile di tutti comunicare tramite servizi di messaggistica crittografata.

Il punto non è che Hummelgaard sembra di quelli che credono che se non hai niente da nascondere non hai niente da temere. Il punto è che Hummelgaard non capisce che il reato è nell’occhio di chi guarda. Come ebbe a dire il cardinale Richelieu,

Datemi sei righe scritte di suo pugno dall’uomo più probo di Francia, e io vi troverò abbastanza da farlo impiccare.

Allora, ci siamo raccontati la volta scorsa di come il rappresentante di Microsoft abbia candidamente ammesso di fronte a una commissione del governo francese, di non poter garantire la sicurezza dei dati conservati da Microsoft in server europei contro la rapacità delle agenzie di intelligence statunitensi.

E prima che qualcuno arrivi con l’importanza dell’intelligence mi permetto di ricordare due cose:

  • uno, tutti gli attentati di matrice islamica degli ultimi vent’anni sono stati commessi da gente schedata e sotto “attenzione” dei servizi, tutti;
  • e due, gli Stati Uniti (non San Marino, gli Stati Uniti) ci hanno messo dieci anni e la distruzione dell’Afghanistan a scoprire dove stava Bin Laden, uno che poteva nascondersi in qualsiasi grotta sperduta nelle terga dei lupi, salvo andare a fare la dialisi una volta la settimana.

Scusate l’inciso.

Sette anni di occasioni perdute

Ora, non è che il rappresentante di Microsoft abbia detto qualcosa di nuovo. Nel mio archivio, la prima volta che ho parlato di Cloud Act è l’episodio 27 della seconda stagione, 2018. Sette anni fa.

Vi ricordate, sette anni fa? Il grande problema del tech era, quando si dice il caso, un altro con l’aria da fulminato, Mark Zuckerberg, che era partito dalla sua stanzetta nel campus con un’app rivoluzionaria per votare se una studentessa era figa o cozza e quindi sembrava essere destinato a diventare il padrone dell’universo.

Storia vecchia, ma di questo vi dovete ricordare quando si parla di quel personaggio.

Il grande errore del cloud computing

Ecco. Sette anni fa il GDPR era già in vigore, il CLOUD Act era già un problema, e l’intera europa ha deciso di stracatafottersene, per dirla con Montalbano.

Nel frattempo, siccome in Europa non vogliamo farci mancare niente, i nostri CIO hanno smantellato ogni infrastruttura IT in-house, hanno dissipato ogni competenza aziendale in merito, e hanno portato a casa bonus fenomenali vendendo l’idea di quanto è bello conservare i propri dati segretissimi-strategici-preziosissimi-firmami la non disclosure, sul computer di qualcun altro, magari con libero accesso da parte dell’intelligence statunitense.

Perché gli americani hanno le loro colpe, sia chiaro. Ma ogni CIO che ha spinto per passare da infrastrutture in-house a Azure e AWS dovrà andare a Canossa indossando un saio di iuta, con l’intero consiglio di amministrazione in catene e a piedi scalzi.

Questo, se ci fosse un minimo di decenza nel mondo. Che non c’è, quindi quest’inverno li trovate tutti a Cortina accompagnati dall’amante di turno.

Non divaghiamo.

L’America di Trump: una nuova realtà geopolitica

Improvvisamente, l’Europa si sta accorgendo che per quanto riguarda il digitale siamo, per tutti gli effetti pratici, completamente colonizzati. Nel 2018 lo eravamo un po’ di meno, ma volevi mica perderti l’idea meravigliosa del cloud, no?

Sette anni fa il problema era sostanzialmente di principio, perché gli USA erano il fratello grosso, magari un po’ prepotente, ma pur sempre fratello, insomma. Sì, bombardava di qua e interferiva nelle elezioni di là, ma lo faceva agli altri, non a noi.

Con Trump le cose sono cambiate: oggi gli Stati Uniti sono un Paese all’estremo limite inferiore dello stato di diritto.

Tutti noi che speriamo che Trump sia una ubriacatura passeggera ci rifiutiamo di vedere tre cose:

  • primo, che i plutocrati statunitensi sono più trumpiani di Trump, e felicissimi di usare il peso economico e militare degli USA per ridurre la concorrenza estera, in primis quella europea; ricordiamoci che tutti i CEO del tech sono andati da Trump con il cappello in mano a pietire assistenza contro le leggi digitali dell’Unione, colpevoli a loro dire di penalizzare e discriminare le aziende statunitensi;
  • secondo, l’America profonda è a ranghi serrati al fianco di Trump, pronta a tutto per risolvere finalmente i problemi del Paese facendola finita con nemici come la sinistra e gli immigrati che esistono solo nella fantasia e nella propaganda;
  • terzo, Trump è vecchio e tende a prendersi molto sul serio, il che lo rende a volte di difficile gestione; ma JD Vance è il perfetto candidato per il passaggio del testimone. E Vance è una creatura di Peter Thiel, il più defilato fra i miliardari noto per avere detto che secondo lui il capitalismo e la democrazia non sono più compatibili (e lasciando capire chiaramente quale dei due secondo lui andrebbe scartato).

Occorre aprire gli occhi e capire che l’America con cui siamo cresciuti, oggi, non esiste già più oggi, e che nel migliore dei mondi possibili non tornerà per almeno una generazione.

[…]


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Pubblicato da: Redazione Cobas e Cesp Veneto

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