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PFAS, dopo l’acqua inquinato anche il vino

da | 25 Apr 2025 | Materiali, News

dI CESP Veneto

In almeno 3 seminari CESP abbiamo affrontato l’inquinamento da PFAS in collaborazione con i Comitati Ambientali che hanno denunciato e lottato contro la produzione di questi componenti presenti in una molteplicità di prodotti di uso domestico ed agricolo. Ben volentieri riportiamo questa segnalazione che appare in questo portale.

Secondo uno studio condotto da Pan Europe in 10 Stati membri dell’Ue, nel vino sono presenti tracce di TFA, un residuo di PFAS

Il vino europeo non è immune dai cosiddetti “inquinanti eterni”. È quanto emerge da uno studio pubblicato mercoledì da Pan Europe (Pesticide action network Europe). Il documento dell’Ong evidenzia un aumento della molecola TFA, un residuo di PFAS, nelle bottiglie di vino europee acquistate nei supermercati.

L’indagine, condotta in dieci Paesi produttori di vino dell’Ue, rivela in alcuni casi livelli addirittura 100 volte superiori a quelli riscontrati nell’acqua potabile, secondo l’Ong, che mette in guardia dall’inquinamento proveniente da molteplici fonti.

“Si tratta di tutti questi gas fluorurati che ritroviamo nei nostri sistemi di raffreddamento, che sono molto presenti e che di fatto vengono emessi nell’atmosfera”, spiega Salomé Roynel, responsabile delle politiche di Pan Europe.

“Per quanto riguarda la contaminazione delle acque sotterranee, sappiamo che la causa principale sono i pesticidi PFAS, perché queste sostanze vengono spruzzate direttamente sul terreno, contaminano le colture e finiscono nelle acque sotterranee”, aggiunge.

Una svolta nel 1988

L’indagine sul vino consente di condurre uno studio cronologico e di andare indietro nel tempo. L’Ong sottolinea che prima del 1988 non c’erano tracce di TFA nel vino. Ma dopo questa data, l’aumento diventa graduale e accelera a partire dal 2010.

Secondo Pan Europe, questo passaggio alla fine degli anni ’80 si spiega con la firma del Protocollo di Montreal, il cui scopo era proteggere lo strato di ozono attraverso la graduale eliminazione delle sostanze chimiche. Ma “è stato il Protocollo di Montreal a portare all’uso di gas fluorurati che emettono TFA, e questo è stato anche il periodo in cui sono stati sviluppati i pesticidi PFAS”, sottolinea Salomé Roynel.

“Possiamo notare una chiara coincidenza tra l’aumento dell’inquinamento o della contaminazione da TFA dei vini e la crescita dell’uso di gas fluorurati e pesticidi PFAS”.

Tossicità per i feti di coniglio

Pan Europe spiega anche di aver trovato tracce di TFA nei vini biologici. L’Ong chiede quindi un approccio precauzionale, poiché questa molecola è “una sostanza che è rimasta fuori dai radar per molto tempo. Ci sono pochissimi studi sulla sua tossicità”, ammette Salomé Roynel.

“Tuttavia, studi recenti condotti dall’industria hanno mostrato effetti dannosi sui feti di coniglio, suggerendo una tossicità riproduttiva e quindi effetti sullo sviluppo fetale”, continua.

Salomé Roynel riconosce che è possibile eliminare le molecole di TFA. Tuttavia, la tecnologia è costosa, ad alta intensità energetica e richiede acqua. Ciò solleva la questione del successivo utilizzo dell’acqua trattata e contaminata.

Pan Europe utilizza questa relazione per fare appello agli Stati membri dell’Ue. I 27 si riuniranno il mese prossimo per negoziare la possibilità di vietare un pesticida PFAS.

Pubblicato da: Cesp Veneto

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