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I conti non tornano sul “dimensionamento” delle scuole

da | 9 Feb 2025 | Cobas Scuola, News, Primo piano

di Silvana Vacirca, Esecutivo nazionale COBAS Scuola

Articolo pubblicato da La tecnica della scuola il 7/02/2025, https://www.tecnicadellascuola.it/per-i-cobas-i-conti-non-tornano-sul-dimensionamento-delle-scuole


Sono molti i conti che non tornano sul nuovo piano di razionalizzazione delle scuole voluto dal governo Meloni con la legge finanziaria approvata nel dicembre 2022. A partire dalle dichiarazioni del ministro Valditara: “nessuna scuola sarà chiusa”. Soloin questo ultimo anno sono state chiuse 245 sedi, con una rapida accelerazione in seguito all’adozione dei nuovi criteri di  dimensionamento. Noi ci basiamo sui dati del MIM, il ministro su cosa basa le sue affermazioni? Hanno ragione cittadini, comuni e regioni che non hanno accettato il piano e che lo hanno contestato e bloccato. Nei mesi successivi all’approvazione della finanziaria non è stato trovato alcun accordo con le regioni in sede di Conferenza unificata e i tagli sono stati pianificati in modo unilaterale dal governo con il decreto interministeriale 127/2023. Il governo ha programmato il numero totale delle istituzioni scolastiche suddivise per regione (attraverso la definizione dell’organico della dirigenza) mentre alle regioni è stato demandato il compito di decidere dove andare a tagliare. Il calcolo è frutto del rapporto tra il numero di alunni previsto in organico di diritto e un parametro che indica il numero di alunni/e ideale delle istituzioni scolastiche: 961 per il 2024-25, 949 per il 2025-26 e 938 per il 2026-27.

Ma solo con la pubblicazione dell’organico di diritto è stato possibile verificare la congruenza tra il calcolo astratto e l’attuazione pratica, fatta anche di scuole disperse in frazioni e piccoli comuni a decine di chilometri di distanza e mega-istituti in edifici fatiscenti. Ed è qui che il conto non torna.

Toscana, Emilia, Lazio, Lombardia, Veneto e Liguria in base al numero effettivo di alunni/e, avrebbero potuto attivare 145 scuole in più, una quota complessiva molto superiore alle scuole da tagliare entro il prossimo anno in tutta Italia. Singolare la posizione di Lazio, Lombardia, Veneto e Liguria che, pur in presenza di una sottostima del numero di scuole, hanno approvato i piani di dimensionamento in religioso ossequio. Anche il calcolo complessivo nazionale è sottostimato perché le istituzioni scolastiche in tutta Italia avrebbero dovuto essere 7488, cioè 27 in più rispetto a quelle previste, che su un taglio complessivo di 60 scuole non è poca cosa. Ma ci sono anche altri aspetti che non tornano,  perché i parametri socio-economici e geografici sono stati ignorati. In alcuni casi, genitori e enti locali si sono rivolti al Tar per vedere tutelati i propri diritti e sono in attesa di pronunciamento.

Un esempio tra tanti è quello dell’istituto comprensivo di Gambassi Terme dove dovrebbe nascere (ma al momento sospeso) un mega-istituto con 1500 alunni/e con 11 scuole (4 infanzia, 3 primarie, 3 medie) su tre comuni (Gambassi, Montaione e Montespertoli) separati da 20 chilometri di strade di montagna. E’ rispettato il diritto all’istruzione in queste condizioni? Ci sono sufficienti motivi per sospendere il piano, come hanno fatto sei regioni. E il governo deve rispettare la potestà legislativa concorrente delle regioni. Invece il governo ha emanato un provvedimento a gennaio che elargisce “sconti e promozioni” in modo diversificato: le regioni Campania, Emilia Romagna, Piemonte, Sardegna, Toscana e Umbria  in cambio dell’adozione rapida del piano possono usufruire di una “deroga” del 2,99%; alle regioni “ubbidienti” invece è concessa la possibilità di istituire classi anche senza il numero minimo di studenti (ma solo entro il limite dell’organico assegnato alla regione); la tutela del contingente ATA; la nomina di docenti vicari per le scuole prive di dirigente scolastico. Ma queste agevolazioni sono valide solo per un anno, mentre il taglio è definitivo. Non solo: con l’ultima finanziaria sono ripresi i tagli degli organici docenti e ata: 5660 docenti dal prossimo anno e 2174 ata dall’anno successivo. La riduzione degli organici influirà sull’aumento del numero di alunni per classe e sui problemi di gestione di scuole sempre più grandi, con più alunni e con più plessi.

Chi ha elaborato questo piano vede la scuola pubblica come un danno. Venti anni di scuola-azienza ci hanno dimostrato che privare i territori della presenza delle scuole è una scelta sbagliata. L’intera operazione alla fine frutterà un risparmio modesto: 88 milioni di euro a regime, nel 2032. Poco, se si pensa alle centinaia di milioni spesi in progetti inutili o includenti come molti di quelli del PNRR ed è subito evidente che il taglio non è funzionale ad un mero risparmio ma ha come obiettivo la destrutturazione della scuola pubblica statale per fare terra bruciata dell’idea di scuola come bene pubblico. Dobbiamo opporci a questo piano sia come lavoratori/trici della scuola sia come cittadini, e trovare nella società tutte le alleanze utili a contrastare l’attuazione del progetto.

Riduzione delle sedi e dei plessi in Italia

(fonte: focus scuole MIM)
a.s. 2022-23 40.466  
a.s. 2023-24 40.321 145 sedi/plessi soppressi
a.s. 2024-25 40.076 245 sedi/plessi soppressi

Riduzione delle istituzioni scolastiche

fonte: focus scuole MIM – D.I. 127 30-6-23
a.s. 2022-23 8007
a.s. 2023-24 7.960         -47
a.s. 2024-25 7.473       -487
a.s. 2025-26 7.401         -72
a.s. 2026-27 7.309         – 92
Totale                   -698

 

Silvana Vacirca Esecutivo nazionale COBAS Scuola


Pubblicato da: Redazione Cobas e Cesp Veneto

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