Abbiamo dedicato diverse pagine di questo sito alla disamina delle LINEE GUIDA MINISTERIALI per l’EDUCAZIONE CIVICA, sottolineando come vi sia una evidente distorsione nella funzione didattica della disciplina, in cui si vuol far rientrare il tutto e il di più che vive nella società reale e immaginata.
Abbiamo sottolineato come si riaffaccino prepotentemente idealità/concetti di IMPRESA (DIO), PATRIA, FAMIGLIA quali unici canoni formativi e inclusivi da veicolare in modalità standardizzate per una visione della società finalizzata alla conservazione di se stessa.
Abbiamo pubblicato le critiche che il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione ha avanzato nel merito della proposta ministeriale.
abbiamo pubblicato la presa di posizione del Collegio Docenti del Liceo Marco Polo di Venezia che si è espresso in maniera inequivocabile su quanto predisposto nelle Linee Guida, sperando che ciò inducesse altri Istituti a pronunciarsi conseguentemente.
Ora vi proponiamo una utile Mozione di Minoranza da adottare, presentare, inserire nel POF elaborata dai Cobas Scuola di Palermo. La mozione qui di seguito nella sua forma estesa, può essere ridotta, asciugata, riassunta per punti: è uno strumento da adattare alle esigenze/opportunità di ciascun Istituto.
Al Collegio docenti
e al/la Dirigente scolastico/a
del ………………………..…..
di …………………………….
OGGETTO: mozione/opzione di minoranza [art. 3 d.P.R. n. 275/1999] sull’Educazione civica
I/le sottoscritti/e docenti del ….., in merito al punto …. dell’ODG del Collegio Docenti convocato in data ………, ritengono che le nuove Linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica, varate con d.m. n. 183/2024, nonostante la bocciatura all’unanimità del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione-CSPI, presentano richieste inaccettabili nella scuola pubblica, che non deve prestarsi a forme di promozione di una singola visione del mondo e a funzioni di indottrinamento politico, ma deve adoperarsi per fornire una pluralità di punti di vista utili alla formazione del senso critico e dell’autonomia intellettuale degli studenti.
Presentano infatti una marcata connotazione ideologica numerosi tratti delle Linee guida:
1) L’enfasi sui concetti di “Patria”, “Nazione”, “comune identità nazionale”, “stemmi”, “inno e bandiere come forme di appartenenza a una Nazione”, concetti di cui si nutrono il militarismo e la propaganda bellica, e che si contrappongono ai valori di fratellanza universale e di amicizia, pace e uguaglianza tra i popoli promossi dalla Scuola pubblica. Valori particolarmente importanti nel contesto di grave reviviscenza, nel mondo odierno, dei nazionalismi e dei conflitti da essi provocati. Non è compito della scuola pubblica, né tantomeno un punto sul quale vi possa essere unanimità, quello di «rafforzare il nesso tra il senso civico e l’idea di appartenenza alla comunità nazionale» (p. 3); un nesso particolarmente contraddittorio rispetto al concetto di “cittadinanza globale” che i documenti ministeriali propagandano da decenni. Risulta inoltre errata e fuorviante l’affermazione delle Linee guida secondo cui il concetto di Patria «è espressamente richiamato e valorizzato dalla Costituzione» (p. 3): esso consta infatti di due sole occorrenze [art. 52 e art. 59], denotative e in nessun modo valorizzate, come è consentaneo che sia in una Costituzione sorta dalle ceneri del Fascismo.
2) L’enfasi sulla «valorizzazione dell’iniziativa economica privata» e su «l’importanza della proprietà privata», sull’educazione «alla sussidiarietà […], allo spirito di iniziativa e all’imprenditorialità» come «espressione di un sentimento di autodeterminazione», sulla diffusione della «cultura di impresa» e sulla promozione del concetto di «autoimprenditorialità» e persino sull’introduzione di un’«educazione finanziaria e assicurativa», «come momento per valorizzare e tutelare il patrimonio privato». Si fa così assurgere a sistema di valori civici condivisi uno dei tanti approcci possibili al lavoro e all’economia: come rimarcato anche nel parere del CSPI (p. 3-4), l’accento è marcatamente posto sull’iniziativa economica privata, mai su quella pubblica, e in particolare sulla centralità e l’«incoraggiamento» dell’impresa e addirittura della finanza (non sono citate altre forme di lavoro), sulla (presunta) funzione sociale delle banche e delle assicurazioni, presentata come verità indiscutibile, e sul patrimonio privato anziché sul benessere collettivo. Su questa linea, i «concetti di scambio, baratto, compravendita, risparmio e modalità di gestione del denaro» sono introdotti addirittura a partire dalla scuola dell’infanzia (p. 9). Si fa inoltre presente che la legge fondamentale dello Stato non parla mai di «cultura del lavoro», come affermano le Linee guida (p. 2), ma di «diritto al lavoro» o di «condizioni di lavoro»: inutile illustrare la differenza tra i due concetti. Nelle Linee guida si contraddice infine il dettato dell’art. 3 della Costituzione, secondo cui «È compito della Repubblica Italiana rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese»: le Linee guida presentano infatti, tra gli obiettivi di apprendimento (competenza 8, p. 21): «Individuare responsabilmente i propri bisogni e aspirazioni in base alle proprie disponibilità economiche».
3) L’enfasi, criticata anche dal CSPI (p. 3), sull’idea, profondamente ideologica, estranea allo spirito civico e diametralmente opposta ai principi del lavoro scolastico, della centralità dell’individuo e non della collettività, «la funzionalità della società allo sviluppo di ogni individuo e non viceversa e il primato dell’essere umano su ogni concezione ideologica», con evidente critica delle visioni del mondo o delle teorie economiche che privilegiano il bene comune rispetto al successo individuale. Da qui l’affermazione de «l’importanza fondamentale della responsabilità individuale, che non può essere sostituita dalla responsabilità sociale», da cui deriva logicamente, in un mondo sempre più diseguale, l’egoismo sociale e la colpevolizzazione della povertà e dell’insuccesso.
4) L’affermazione (obiettivi di apprendimento della competenza 3, p. 19), che il contrasto alla violenza contro le donne passa anche attraverso il «far conoscere l’importanza della conciliazione vita-lavoro» per le donne stesse, nell’evidente persuasione oscurantista che conciliare il lavoro domestico gratuito con quello retribuito spetti esclusivamente a queste ultime. Come questa conciliazione possa contrastare la violenza contro le donne non appare peraltro perspicuo.
5) Si fa infine notare che, come ribadito dal CSPI (p. 1-3), la sostituzione delle precedenti Linee Guida con le attuali, oltre a non essere necessaria, vanifica l’enorme lavoro lavoro pedagogico e culturale messo in atto nelle scuole nel quadriennio successivo all’istituzione dell’Educazione civica, senza che nemmeno siano stati resi noti gli esiti dei monitoraggi compiuti dal Comitato tecnico-scientifico e dal Gruppo di esperti nominati dal Ministero stesso. Come segnalato dal CSPI, le linee guida sono inoltre pedestri nello stile, nel lessico e nella chiarezza espositiva.
Ciò considerato, i docenti firmatari
DICHIARANO
che struttureranno l’insegnamento di Educazione Civica espungendo ogni forma di promozione del pensiero nazionalista, bellicista, identitario e antiegualitario e di valorizzazione dell’individualismo e della primazia della sfera economica privata e del profitto, in quanto idee contrarie allo spirito, alle funzioni e alle finalità educative e culturali proprie della Scuola pubblica italiana.
Si richiede inoltre che, ai sensi della normativa vigente, il presente documento sia inserito nel verbale della presente riunione e diventi parte integrante del PTOF.