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ALLA GUERRA, ALLA GUERRA

da | 19 Mar 2024 | News, Osservatorio contro la guerra

di Beppi Zambon

E’ noto che se la prima vittima della guerra è la ‘verità’, la seconda lo è l’informazione.
Se ciò è emblematico per quanto sta avvenendo nella striscia di Gaza, da dove nulla trapela se non attraverso rimbalzi telefonici o web da dove si deduce quanto succede sul campo, da dove nessuno entra o esce se non è autorizzato dall’esercito occupante.
Altrettanto si da nei territori della guerra russo-ucraina, da dove le notizie, se pur fornite da inviati accreditati o freelance, sono oggetto di censura, di controllo, di accomodamento, di autoselezione.
Ciò non di meno qualcosa filtra dalle maglie del controllo congiunto est-ovest: sono parzialità ma che se congiunte riescono a delineare un quadro, che ci indica quanto a fondo siamo trascinati nel pantano della guerra guerreggiata.
Se gli yemeniti (houthi) minacciano l’Italia per interposta persona (il cacciatorpediniere Duilio, capomissione nel Mar Rosso), gli hezbollah del Libano meridionale tengono sotto tiro il nostro ‘contingente di pace’ là dislocato da quasi 20 anni: non vi spariamo se ci permettete di lanciare indisturbati qualche razzo verso Israele (che eventualmente ci pensino loro).
In Ucraina abbiamo inviato centinaia di esperti per l’addestramento nella guida di semoventi, di artiglieri mortaisti, di piloti d’elicottero ed aereo, ancora noi italiani (NATO) siamo operativi – sembra- solo nelle retrovie, mentre tedeschi e olandesi (NATO) sono operativi anche dietro le linee del fuoco, come recenti soffiate hanno reso noto, trovando eco anche nella grande comunicazione. Tanto da costringere il Cancelliere tedesco a smentire ammettendo la presenza di tecnici militari solo come supervisori. Tanto da far gonfiare il petto a Macron, fino a fargli dire che va fermata l’offensiva russa con ogni mezzo necessario.
E’ da sperare che si giochi cinicamente col fuoco e al rialzo per garantirsi una percentuale maggiore negli appalti della ricostruzione postbellica in Ucraina, piuttosto che considerare che stiamo per cadere nel baratro di guerre senza confini. Di contro – ahinoi – ci sono i numeri di una corsa frenetica al riarmo (pesante e leggero) qui in Europa e oltre Oceano.

Redazione

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