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OLOCAUSTI – giornata della Memoria

da | 14 Gen 2024 | Discussione, Primo piano, Proposte, Senza categoria

di AA.VV

11 gennaio 2024 all’Aja il SUD AFRICA ha portato ISRAELE sul banco degli imputai per GENOCIDIO: in aula è un processo giudiziario, celebrato secondo le regole del diritto internazionale. Fuori, è una battaglia tra posizioni politiche, condotta con le armi della propaganda politica, con il peso specifico degli alleati palesi o nascosti. Nelle piazze antistanti il palazzo della Corte, manifestano quotidianamente i sostenitori: con il Sud Africa e a sostegno della popolazione palestinese – ad oggi – si sono espresse circa 1000 associazioni, tra le italiane Medici senza Frontiere.
Il 27 gennaio ricorre il giorno della Memoria, giornata nella quale nelle scuole si riflette e si discute di quanto avvenne nei campi di sterminio durante la 2^ Gerra Mondiale, ora ci sembra importante raccogliere l’invito/la proposta che viene suggerita dai Cobas Scuola di Palermo di cui qui riportiamo uno stralcio.G.Z.

Perché la Giornata della Memoria 2024 sia utile anche a discutere degli odierni olocausti

Il 27 gennaio del 1945, giorno della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa, fu un passo fondamentale per rivelare al mondo la tragedia dell’Olocausto, avvenuta durante la Seconda Guerra mondiale, conflitto scatenato dal nazifascismo e al quale si oppose uno schieramento mondiale antifascista, che provocò più di sessanta milioni di morti e si concluse con le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. 

Il primo novembre del 2005, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (con la risoluzione 60/7) decise che quella data avrebbe dovuto ricordare, a livello internazionale, la Shoah; nacque così il “Giorno della Memoria”.

Precedentemente (legge 20 luglio 2000, n.211) lo stato italiano aveva riconosciuto “il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le deportazioni di militari e politici nei campi di sterminio nazisti, le leggi razziali, la persecuzione italiana, da parte fascista con la collaborazione di civili fedeli a Mussolini, dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e, a rischio della propria vita, hanno salvato altre vite e dato asilo ai perseguitati.

In occasione del “Giorno della Memoria” sono organizzate cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico (ma anche a migliaia di rom e sinti) e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. Peraltro, noi in prima persona da quell’anno siamo stati organizzatori e promotori di innumerevoli iniziative nelle scuole, nelle Università, in ogni ambito della società civile e del mondo della cultura vista l’importanza della giornata nell’ottica di una memoria attiva e del fecondo rapporto tra il passato, il presente e il futuro.  

Oggi il presente è caratterizzato da una conflittualità militare sempre più estesa, da troppi scenari di guerra. Come ha più volte detto il Papa, “siamo in presenza di una terza guerra mondiale a pezzi”. È evidente, perciò, che non è possibile riflettere oggi sul “Giorno della Memoria” senza ragionare sui conflitti in atto e sui conflitti che all’ombra dell’Occidente si sono consumati nel frattempo. Siamo ancorati alla idea “dell’impossibilità della guerra e all’inevitabilità della pace”, consapevoli che la via delle trattative e della pace non ha alternative, visto che le armi atomiche disponibili, se utilizzate, avrebbero effetti devastanti sulla vita sul pianeta. 

Ma i fatti di Gaza vanno ben oltre ciò che avviene negli altri pur terribili conflitti in atto. Tutte le guerre, infatti, determinano morte tra i combattenti e, soprattutto tra la popolazione civile, immani distruzioni. Nella Striscia (365 chilometri quadrati, circa 2 milioni e 300 mila abitanti, prima dell’intervento israeliano) il numero dei civili morti, oltre 23.000 e fra questi moltissimi bambini, le impossibili condizioni materiali di vita per chi continua a risiedervi, le ipotesi, sempre più diffuse, di deportazione della popolazione ci dicono che siamo in presenza di qualcos’altro. Chiamarlo genocidio non ci sembra un’esagerazione.

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materiali contro la guerra e la militarizzazione della società

Redazione Cobas e Cesp Veneto

Pubblicato da: Redazione Cobas e Cesp Veneto

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