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MORIRE per il LAVORO, per la PRODUZIONE

da | 10 Gen 2024 | Autodifesa, Cesp, Primo piano, Proposte, Senza categoria

di Beppi Zambon

La media è costante ormai da anni: 3 morti al giorno sul lavoro.
Nel 2023 1467 morti, nel 2022 sono state 1.090, l’anno precedente erano state 1.221. Ora che si sta tornando alla “normalità”, i settori in cui si muore di più sono trasporti, edilizia, manifattura, mentre il 30% dei decessi avviene “in itinere”, cioè andando o tornando dal luogo di lavoro.

I numeri, ci indicano alcune tendenze. La prima è che il numero assoluto degli infortuni è in aumento: lo scorso anno più 25% sul 2021. La seconda che le età più pericolose sono quelle all’estremità del percorso lavorativo: gli ultrasessantenni sono 12% del totale, i giovanissimi tra i 15 e i 24 anni il 9%. La terza che cresce il numero degli incidenti mortali di cui sono vittime gli stranieri, oltre il 10%. La quarta che, in un panorama occupazionale ancora ad ampia prevalenza maschile, gli incidenti femminili aumentano di più rispetto a quelli maschili (più 43% rispetto a più 16%).

Cosa vuol dire tutto questo? In primo luogo, che la “geografia” dell’infortunistica ricalca quella del mercato del lavoro e delle professionalità, confermando che i mestieri più pericolosi sono sempre più appannaggio delle fasce sociali e anagrafiche più deboli. In secondo luogo, che nei settori lavorativi meno professionalizzati conta soprattutto la velocità d’inserimento nell’organizzazione produttiva e la rapidità di esecuzione delle mansioni, cose che vanno a scapito della sicurezza: dove la quantità prevale sulla qualità, il lavoro è più rischioso, una tendenza confermata dall’incremento dei dati assoluti degli infortuni che ha accompagnato la ripresa produttiva post-Covid.

Tutto ciò significa che si muore soprattutto per inesperienza (giovani), usura (anziani), marginalità (stranieri): i giovani sono spesso lavoratori precari – in alcuni casi addirittura stagisti o studenti in alternanza scuola-lavoro (ben 3).

Morire per lavorare è un danno collaterale del nostro sistema produttivo, del profitto sulla vita, delle merci sulle persone; ci dice che la normativa, la prevenzione, la sorveglianza possono – oggettivamente – favorire solo una riduzione del danno alll’umanità posta al lavoro.

A tali condizioni lavorative si affiancano gli effetti nocivi, dannosi e letali delle produzioni sulla salute dei lavoratori stessi,  per la popolazione contigua ai luoghi di produzione, per l’ambiente circostante, per la società nel suo insieme. Le multinazionali, le imprese, gli scienziati che stanno a monte del sistema produttivo ne sono consapevoli – quanto meno del rischio intrinseco – ma la logica del nostro sistema di produzione lo considera quale eventualià effimera che si stempera e viene assorbita nel flusso delle merci e della vita sociale.
Solo le lotte dei lavoratori e dei cittadini sono riuscite, pagando un prezzo altissimo in vite umane, a bloccare, fermare, sospendere, modificare, bonificare le produzioni nocive ed i relativi siti. Da Seveso a Bhopal, da Porto Marghera a Taranto, dai cementifici alla concia, dall’Eternit alla Melteni e mille altre produzioni e luoghi di produzione.
Solo la cabarbietà e la determinazione, troppe volte denigrate quando non criminalizzate, di attivisti ambientali e di lavoratori consapevoli, spesso minoritari anche dentro i grandi sindacati, sono riusciti a far emergere dal buco nero delle produzioni di morte e dall’omertà che le circonda, le responsabilità, le connivenze, i danni sociali indotti da scelte scellerate dettate solo ed unicamente dalla logica del profitto.
Qui proponiamo il link a 2 video  e ad un libro collettaneo su questi argomenti che ci raccontano quanto è avvenuto e avviene attorno a noi e che possono essere uno strumento utile per discuterne assieme. Alcuni degli autori sono e saranno disponibili per presentarli, per dialologare e condividere la loro esperienza.

per contatti:
prof.ssa Donata Albiero -> [email protected]
prof. Francesco Miazzi -> [email protected]

IL LAVORO AVVELENATO 
MORIRE DI LAVORO
https://www.raiplaysound.it/playlist/moriredilavoro

COME LE STROPE
https://fb.watch/ps7H-wgwPU/
https://www.libroco.it/dl/aa.vv/Tracciati/9788832134230/Come-le-strope-Storie-di-ambientalismo-nel-Veneto-e-nella-Bassa-padovana/cw434204011872570.html
Pubblicato da: Redazione Cobas e Cesp Veneto
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