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Per le RSU –> TUTOR -ORIENTATORE – PNRR Scuola

da | 5 Giu 2023 | Autodifesa, Cesp, Cobas Scuola, Discussione, Materiali

In questi ultimi giorni di scuola potrebbero prospettarsi convocazioni di RSU e OO.CC. per contrattare e/o deliberare la parte dei compensi relativa a PNRR e “docente tutor”/”docente orientatore”.

Di seguito un testo – predisposto dai Cobas Scuola di Palermo – che, con gli opportuni adattamenti, può essere utile per opporsi a questa ulteriore forzata intromissione nella scuola di logiche imprenditoriali estranee ai compiti che la Costituzione affida alla Scuola pubblica.

qui il link alla pagina dei cobas scuola palermitani

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QUESTO é il testo che con le opportune modifiche o tagli che può essere utilizzato. Si consiglia in caso d’uso nelle sedute degli OO.CC. di ‘asciugare’ al massimo per contenere la disaffezione dilagante.

Noi sottoscritti/e docenti del ….. di …. non condividiamo la proposta di utilizzazione delle risorse destinate alle nuove attività introdotte dal PNRR perché è nostra opinione che anche attraverso questi allettanti (?) compensi la Scuola italiana stia subendo un ulteriore e pericoloso attacco rispetto al proprio ruolo istituzionale di “promuovere […] la piena formazione della personalità degli alunni” (art. 1, comma 2, d.lgs. n. 297/1994) e di favorire il superamento degli “ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3, Cost.). Una Scuola – che come decenni fa ci chiarì Allan Bloom – è la sola istituzione che risolve il suo fine in sé.

Un attacco condotto attraverso le ingentissime risorse del PNRR, con una strategia che ancora una volta si può avvalere della fattiva collaborazione dei dirigenti scolastici – “protagonisti del nuovo” (Gui) – e dei loro staff (basta leggere i compensi cui possono ambire), ma che non si fa assolutamente carico delle urgenze che quotidianamente viviamo nella Scuola (classi sovraffollate, carenze edilizie, mancanza di fondi per svolgere attività di recupero, ecc.), anzi le aggravano poiché le risorse vengono destinate principalmente alla nuova tumultuosa emergenza “innovazionista” rappresentata dalla “digitalizzazione” (ben 2,1 miliardi fino al 2026 che si aggiungono ai circa 2 miliardi spesi dal 2007 al 2019 anche col PNSD, senza contare il centinaio di milioni investito durante l’emergenza COVID-19) e dalla nascita dal nulla di nuovi compiti e figure per il personale docente di cui non si sentiva alcun bisogno: tutor e orientatore, “docente incentivato” e “stabilmente incentivato”.

Non ci convince l’idea di una Scuola che abbia come principale scopo il presunto orientamento verso future professioni – che si modificano a velocità imprevedibili – e concordiamo coi genitori del Liceo Albertelli di Roma quando affermano che “qualunque professione, presente o futura, necessita della premessa di un’istruzione seria, che anzitutto assicuri le conoscenze essenziali, che insieme appassioni e abitui alla chiarezza intellettuale: la formazione professionale degli studenti viene solo dopo la formazione integrale di base e per essa ci sono fior di corsi post-secondari o post-universitari”

La distribuzione dei compensi su cui siamo chiamati a discutere rischia invece di incentivare un’idea di Scuola il cui orizzonte è quel tecno-ottimismo (mai effettivamente dibattuto all’interno delle nostre scuole) che già tanti danni ha prodotto nei sistemi scolastici dei paesi industrializzati. La stessa OCSE è costretta ad ammettere che – ancor prima della pandemia – i risultati in comprensione del testo scritto, in matematica e scienze erano in regressione negli ultimi anni e addirittura che:

“ • Le risorse investite nelle TIC per l’istruzione non sono collegate al miglioramento dei risultati degli studenti in lettura, matematica o scienze.

• Nei paesi in cui è meno abituale per gli studenti utilizzare Internet a scuola per i compiti, le prestazioni degli studenti nella lettura sono migliorate più rapidamente, rispetto ai paesi in cui tale uso è, in media, più frequente.

• Nel complesso, la relazione tra l’uso del computer a scuola e il rendimento è illustrata graficamente da una forma a collina, che suggerisce che un uso limitato dei computer a scuola può essere preferibile al non utilizzo, ma che livelli di utilizzo del computer superiori all’attuale media OCSE sono associati con risultati significativamente inferiori”

E sempre l’OCSE sottolinea che: “Mentre gli investimenti in hardware, software e connettività sembrano aumentare con le risorse spese per l’istruzione, è anche chiaro che questi investimenti competono per le risorse con altre priorità”.

Risultati e dati confermati anche dalle specifiche ricerche effettuate in Italia da Ranieri, Gui e Salmieri che hanno posto in risalto due tipi di limiti della digitalizzazione per l’educazione: 

1. limiti di tipo cognitivo: l’utilizzo del digitale nella vita quotidiana presenta per molti utenti un rischio di iperstimolazione, i cui effetti problematici si registrano a livello di performance cognitive, ma anche di benessere soggettivo;

2. limiti di tipo sociale: un uso sostitutivo della relazione mediata apre il rischio di una perdita di profondità, sia nella comprensione reciproca sia nella comprensione dei concetti.

Inoltre, anche un documento approvato dalla VII Commissione permanente Istruzione del Senato il 9.6.2021 afferma che: “Dal ciclo delle audizioni svolte e dalle documentazioni acquisite, non sono emerse evidenze scientifiche sull’efficacia del digitale applicato all’insegnamento. Anzi, tutte le ricerche scientifiche internazionali citate dimostrano, numeri alla mano, il contrario. Detta in sintesi: più la scuola e lo studio si digitalizzano, più calano sia le competenze degli studenti sia i loro redditi futuri.”

Il Piano Scuola 4.0 L’elaborazione dei progetti è stata vincolata a tempi ristrettissimi che hanno di fatto escluso la piena partecipazione della comunità scolastica e da un rigido format elaborato secondo un’ottica economicista ed efficientista che poco ha a che vedere con la Scuola e l’Istruzione. I nostri progetti datati … … sono poi stati frettolosamente approvati dal Collegio dei docenti del … … e dal Consiglio d’istituto del … … .

I finanziamenti legati al PNRR, che transitano dalle scuole per poi arricchire i già miliardari profitti dei colossi informatici (che spesso neanche pagano le giuste tasse), sono in grandissima parte soldi già nostri (il bilancio UE è alimentato dai trasferimenti degli Stati membri) che ci vengono prestati ricattandoci per introdurre riforme e realizzare progetti decisi a livello europeo da organismi economici (in primis l’OCSE). 122,6 miliardi dei 191,5 previsti per l’Italia dovranno essere restituiti con gli interessi con un incremento del nostro debito pubblico che lascia presagire futuri tagli a beni e servizi.

Docente tutor e Docente orientatore Ribadiamo quanto contenuto nella mozione già presentata nel nostro Collegio dei docenti del … … con cui abbiamo espresso la nostra indisponibilità a ricoprire i ruoli di docente tutor e orientatore, perché: minano l’unità del collegio docenti introducendo la logica della competitività, in un ambiente che invece richiede forme di collaborazione e continuo confronto; minano la libertà di insegnamento e di valutazione, intromettendosi nel rapporto con gli alunni; delegittimano il ruolo dei consigli di classe esautorandoli dai compiti affidati dal Testo Unico; mutano il ruolo dell’insegnante, trasformandolo in orientatore, certificatore di competenze, “psicologo”, consigliere delle famiglie, ecc.; mutano il ruolo della scuola trasformandola sempre più in luogo di accudimento, babysitteraggio; sono incarichi sottopagati, svalutando ancora di più la nostra professionalità e mostrando la misera considerazione che al Ministero hanno del nostro ruolo.

Per finire, condividiamo le accorate conclusioni di un recente saggio di A. Angelucci e G. Barracco (I mezzi determinano i fini. Sul rapporto tra infrastruttura digitale e scuola – 2022): “Davanti ai risultati mai pervenuti della cosiddetta rivoluzione digitale della scuola – che millenaristicamente viene evocata dalla fine degli anni Ottanta – e davanti ai risultati chiari che suggeriscono una relazione tra crollo delle facoltà degli studenti (memoria, attenzione, concentrazione, precisione, capacità di strutturare il pensiero e di dargli forma in una sintassi articolata e circostanziata, ecc.), caduta dei livelli di conoscenza e competenza degli studenti medi, e diffusione dei mezzi digitali, occorrerebbe chiedersi se davvero sia questa l’unica strada che vale la pena percorrere, se davvero siamo consapevoli della strada che abbiamo deciso di percorrere, delle implicazioni che questa scelta reca con sé e della destinazione cui ci condurrà”.

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