Da tempo è attivo un mercato speculativo di titoli per insegnante di sostegno offerti da agenzie bulgare, rumene, cipriote o spagnole. Molti soldi (mentre in Italia si pagano le tasse universitarie) per poche ore di lezione on line e l’assistenza in caso di ricorso al Consiglio di Stato. Un percorso del tutto differente da quello italiano che prevede test d’ingresso, obbligo di frequenza, 300 ore di tirocinio nelle scuole, 23 esami, un elaborato e una prova finale. Soprattutto il sistema italiano è improntato fin dal 1977 all’inclusione totale, al contrario di alcuni dei paesi che offrono questi corsi in cui persistono le classi differenziali per bambini con bisogni educativi speciali (Bes). Oltre all’evidente problema didattico, c’è poi quello delle graduatorie: il ministero dice di aver ricevuto quasi 12 mila istanze di riconoscimento di titoli conseguiti all’estero, di cui oltre 10 mila riguardano il sostegno, la stragrande maggioranza di queste domande proviene da Romania, Spagna e Bulgaria. Al momento la procedura per il riconoscimento del titolo è rallentata dall’eccessivo carico sugli uffici amministrativi che devono verificare la congruenza con la formazione italiana e nel caso imporre integrazioni. Col provvedimento annunciato da Valditara – validazione immediata del titolo estero – i precari che hanno studiato in Italia saranno scavalcati da chi ha ottenuto il titolo all’estero e l’alunno con Bes anziché avere continuità didattica si troverà con qualcuno abilitato a pagamento. Una ennesima guerra tra poveri, sempre valido il “divide et impera”.
La rumena “Vincixilfuturo”, per esempio, offre pacchetti da 3.500 euro più iva e sembra la più economica, le altre strutture partono dai 6mila euro e possono arrivare anche a 8mila. In Romania il tirocinio dura un giorno. In Spagna si parte dai 4/5mila euro inclusa «istanza al MIUR per il riconoscimento in Italia del titolo conseguito». Il Comitato nazionale specializzato sul sostegno ha scritto una lettera al ministro Valditara e alla presidente del Consiglio Meloni, in cui chiede di ritirare la circolare. «Il titolo di specializzazione in Italia viene conseguito con merito e sacrifici – spiegano i rappresentanti del comitato – Permettere a docenti di sostegno con riserva di fare domanda per l’assegnazione degli incarichi annuali e quindi poi di ruolo porterebbe al fatto che in Italia ci sarebbero centinaia di docenti il cui titolo non è mai stato riconosciuto». Considerato che l’85% dei titoli esteri sono ottenuti in paesi in cui non esiste l’inclusione degli alunni disabili occorre innanzitutto tutelare il diritto allo studio pretendendo che chi lavora abbia formazione adeguata: Il fenomeno dei titoli esteri nasce dal meccanismo con cui soggetti privati lucrano sulla pelle di precari e lavoratori della scuola che cercano disperatamente uno sbocco per conseguire l’abilitazione. A questa domanda di formazione il ministero deve rispondere organizzando percorsi in misura adeguata ai bisogni della scuola e dei precari.
Non dimentichiamo che la Corte di Giustizia europea già il 26/11/2014 ha stabilito che i precari con 36 mesi di lavoro cumulativo hanno diritto alla stabilizzazione e la Commissione Europea ha avviato 2 procedure contro l’Italia per inadempienza al dettato della Corte. E’ assurdo che a fronte di una carenza di personale docente titolato, a fronte di un precariato che solo nella scuola supera le 250.000 unità non si dia esecuzione a tale indicazione europea. Cosa c’è di maggiormente abilitante di una attività docente svolta per 3 anni?!!
E’ una conferma che i parametri di riferimento europei valgano solo per imbrigliare le istanze sociali dei cittadini, così come è stato ed è per l’Italia, la Grecia, il Portogallo ed ora la Francia.
Non basta mugugnare, è utile attivarsi e scioperare!!!
ABILITAZIONI su sostegno al mercato. Tutti i PRECARI con 3 anni di servizio DEVONO essere stabilizzati
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