I militari nelle scuole del Veneto. Propaganda live.
Dopo oltre un anno di guerra in Europa, sul balcone est dell’Unione Europea e quindi dell’Italia, ci troviamo con un Governo che finge di operare per una risoluzione pacifica del conflitto in corso nel mentre, appartenendo alla NATO, ne è coinvolto direttamente e per tale ragione continua a inviare strumenti di sostegno allo scontro militare, e ad ampliare lo stanziamento delle spese militari. A poco sono valse le ripetute iniziative prodotte dai movimenti pacifisti ed antimilitaristi, per nulla pesano i sondaggi che stimano in oltre il 60% gli italiani contrari all’invio delle armi: lo scontro per la ridefinizione degli ambiti di dominio, gli interessi geopolitici e di controllo delle risorse passano come carri armati sul desiderio di pace dei cittadini di tutti i paesi.
Se questo si da ufficialmente tra le maglie istituzionali della governance italiota, velato dalle smentite del ministro Crosetto e confuso dalla retorica patriotardo-familistica della premier Meloni, in modalità ufficiosa dilaga una propaganda militaresca di cui non abbiamo memoria.
Un costante lavorio nel sistema di comunicazione-informazione di cui siamo giocoforza fruitori ma che giunge a permeare anche il mondo dell’istruzione e della formazione, in cui siamo operatori, spesso direttamente coinvolti.
Se nelle scuole superiori, già da tempo, era in uso l’ingresso dell’Arma dei Carabinieri, della Finanza, della Polizia di Stato e postale per dibattere – in qualità di esperti – temi relativi alle sostanze psicotrope, alle frodi e ai pericoli presenti nella rete internet o nei social-media, alla sicurezza nella circolazione stradale, ora la presenza anche delle stesse Forze Armate è dilagante.
Se sicuramente il PTCO che ha funzionato da ‘passe partout’ nelle scuole offrendo una facile soluzione alle difficoltà di rinvenire ‘imprese’ adeguate e sicure per una obbligatorietà formativa insensata, non si comprende la presenza militare nelle scuole dell’istruzione primaria di primo e secondo grado se non si adopera la lente della ‘propaganda’ e la necessità di riesumare, rilanciandolo, il fascino sociale della ‘divisa’.
Così se eravamo vaccinati alle sporadiche apparizioni degli Alpini nel Bellunese, della Marina nel Veneziano, dell’areonautica nel Trevigiano e un mix di questo nelle altre provincia del Veneto, ora abbiamo un proliferare di incontri sparsi negli Istituti Comprensivi.
Nel mese di febbraio i Carabinieri hanno incontrato oltre 500 allievi delle scuole di Trissino, Valdagno e Montecchio Maggiore, ora stanno incontrando gli istituti di Crespadoro, Arzignano e Montebello, tutti in provincia di Vicenza.
Il 31 marzo ad Este, nella Bassa padovana, i Carabinieri hanno ospitato tre classi della Scuola Primaria Istituto Comprensivo Statale G. Pascoli in caserma. Non in classe o in aula magna bensì in caserma, qui sono state illustrare uniformi, equipaggiamenti (armi?!!), mezzi e compiti dell’Arma.
In caserma. Stiamo andando oltre il discutibile, oltre il tollerabile.
CESP del Veneto
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole