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PROPOSTE DI LETTURA

da | 29 Dic 2022 | Proposte

L’ULTIMO NATALE e ALTRI LIBRI

di Maria Rosa Cutrufelli* da ilmanifesto.it

L’ultimo Natale. Questo è il titolo di uno dei racconti più belli ed emozionanti di Elena Gianini Belotti. Di cosa parla? Di un giorno festivo, di una famiglia riunita per l’occasione, di un incontro-scontro tra generazioni, di vite che cominciano e di una vita che finisce. Per la precisione, quella del patriarca, ormai centenario. Un personaggio ricalcato sulla figura del padre: di «mio» padre, confessò poi in un’intervista la stessa autrice. Il racconto viene pubblicato nel 2012. E dieci anni più tardi, cioè adesso, ecco arrivare di nuovo, puntualmente come sempre, la vigilia di Natale. Ma, insieme al Natale, quest’anno arriva qualcos’altro e d’un tratto la mia amica non c’è più. Elena Gianini Belotti, la scrittrice, non c’è più. Anche per lei, come per il patriarca del suo racconto, tutto avviene alla vigilia di un giorno di festa, quando le famiglie si riuniscono per la cena di Natale. Una coincidenza letteraria, dirà qualcuno. Una di quelle premonizioni che a volte hanno gli scrittori, le scrittrici.

ELENA forse non gradirebbe queste parole: lei, che pure usava senza problemi l’autobiografia (e le biografie, basta scorrere l’elenco dei suoi libri per capirlo), non apprezzava certi facili accostamenti. Preferiva trattare la realtà con prudenza e con pudore, senza abbandonarsi a un immaginario che mitizza e falsifica. Tant’è vero che nel grande romanzo che ha dedicato alla storia di suo padre, Pane amaro (2006), si avvicina a lui in maniera indiretta, trasversale e obliqua: l’uso della terza persona invece della prima sta lì a testimoniarlo. Un espediente, o meglio una scelta stilistica, capace di trasformare una vicenda familiare in una storia universale. E di far sì che il protagonista, Gildo, bergamasco immigrato in un’America che attira e respinge, diventi qualcosa di più di un giovane in cerca di fortuna: il portavoce di milioni e milioni di suoi simili, di uomini che attraversano mari e continenti per non perdere la speranza di una vita degna. Elena amava le storie, anzi era ingorda di storie. Anni fa (molti anni fa) mi disse: «Vorrei poter scrivere tutte le storie del mondo… È doloroso doverne scegliere una e lasciar cadere le altre». Scriveva saggi (opere che hanno educato diverse generazioni di donne), ma si sentiva più coinvolta e più felice quando scriveva narrativa.

PUR ESSENDO ORGOGLIOSA del suo primo libro, Dalla parte delle bambine (1973), e dell’enorme ascolto che aveva avuto, temeva che la sua fama oscurasse le opere più letterarie, le «storie» che aveva scelto di raccontare. Un timore giustificato, a leggere i necrologi. Ma una cosa sicuramente le piaceva sopra ogni altra: smontare gli stereotipi e i luoghi comuni che nascondono, sotto un’apparenza di «normalità», la prevaricazione e l’ingiustizia. Gli stereotipi, come lei stessa ha spiegato più volte in varie circostanze, sfidano il tempo perché hanno un’utilità sociale. Alimentano i pregiudizi e danneggiano sia chi li formula e li usa per tenere l’altro in uno stato di soggezione, sia chi ne viene colpito.

In ogni suo scritto, saggistico o narrativo, Elena ha affrontato con coraggio questi temi e non li ha mai abbandonati. Per esempio, in un libro del 1983, Non di sola madre, mostra come viene costruita la mistica della maternità. E chiude con una domanda in linea con il suo primo e ormai celebre saggio: «Dove sono gli uomini nella vita dei bambini?» Una domanda che non si è mai stancata di porre sia agli uomini che alle donne. Era la sua «pratica politica» (come si usa dire tra femministe), e a questa pratica è rimasta fedele per tutta la vita.

POTREI ANCHE DIRE, più semplicemente, che Elena Gianini Belotti non tollerava il conformismo (anticamera di ogni male, a suo giudizio), e che l’ha combattuto con l’arma della scrittura. Ma l’ha affrontato anche nei discorsi quotidiani, pubblici o privati che fossero, davanti alla platea delle sue lettrici e dei suoi lettori come nel gruppo più o meno ristretto delle amiche. Il che, a volte, la faceva sembrare dura e tagliente. Era il prezzo da pagare (così credo) all’intima coerenza che si sforzava di mantenere tra vita e pensiero, tra parola e scrittura. Cosa tutt’altro che facile, com’è noto. Ma lei apparteneva a quella schiera di donne che non hanno paura delle sfide difficili.

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da ilmanifesto.it

Breve profilo bio-bibliografico

Elena Gianini Belotti (Roma 2 dicembre 1929 – Roma 24 dicembre 2022) era una pedagogista, insegnante e scrittrice. Per vent’anni (1960-1980) ha diretto il primo Centro Nascita Montessori a Roma e già dagli anni ’70 scriveva. Tra i suoi libri: «Dalla parte delle bambine» (Feltrinelli 1973); «Che razza di ragazza» (Savelli 1979); «Prima le donne e i bambini» (Rizzoli 1980); «Non di sola madre» (Rizzoli 1983); «Amore e pregiudizio» (Mondadori 1988); «Pimpì oselì» (Feltrinelli 1995); «Pane amaro» (Rizzoli 2006); «L’ultimo Natale» (Nottetempo 2012); «Onda lunga» (Nottetempo 2013). Nel 2021 è stata nominata socia onoraria della Società Italiana delle Letterate.

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Pubblicato da: Cesp Veneto

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