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ECONOMIA di GUERRA

da | 20 Apr 2022 | Materiali

La bozza del DEF che circola ci esprime bene, aldilà del uso del condizionatore evocato da Draghi, che cosa si intende per economia di guerra: le piccole modifiche in funzione di un welfare sociale ottenute con i governi precedenti vengono cassate. La spesa preventivata per l’istruzione viene abbassata di uno 0,5, così pure quella per la sanità, a fronte del perdurare dell’emergenza covid. L’inflazione si consolida tra il 6 e il 7% con un dimezzamento del PIL italiano ed europeo [al +2%] e un allungamento dei tempi del recupero economico pre pandemico. E’ come che ad un* lavorator* sfilassero ogni mese dal portafoglio 100€, a ciascun reddito famigliare circa 1.500 € all’anno, in una condizione stipendiale e reddituale come quella italiana, già molto sotto la media europea. Il tutto in una prospettiva guerrafondaia, di cui non si intravvede il termine. G.Z.

ECONOMIA di GUERRA

di AA.VV.

Ancora tagli per la scuola nei prossimi anni, anche sotto il Governo Draghi, nonostante le promesse. Lo si legge nel testo del Documento di economia e finanza 2022 (DEF). Il documento è pubblico sul sito del Tesoro e consultabile. Si è subito notato come gli investimenti promessi dal governo Draghi per la scuola non sono stati rispettati, e che la spesa per la scuola, tra il 2022 e il 2025 viene ridotta di 1/2 punto di Pil.

DEF e scuola: ancora tagli

Il DEF prevede tagli per la scuola, ma non solo. Come abbiamo spiegato ieri, prevede anche che gli aumenti degli stipendi siano legati ai tagli di spesa pubblica. I sindacati si sono già dichiarati contrari a queste misure. La giustificazione dei tagli non sembra nemmeno sufficientemente valida.

La motivazione data da Draghi è legata al calo demografico e alle previsioni sulla riduzione della popolazione scolastica negli anni futuri. Ma semmai, fanno notare i sindacalisti, questo avrebbe dovuto suggerire misure di tipo diverso, come la riduzione delle classi pollaio o favorire aumenti stipendiali a fronte di un numero inferiore d’insegnanti da assumere.
Il calo demografico è una ragione valida?

Secondo il Ministero dell’Economia, la scelta di tagliare la spesa per la scuola prevista nel DEF, è obbligata. Nella bozza del testo si legge:

“Da tempo le proiezioni ufficiali evidenziano una tendenza generalmente comune, anche se con intensità diverse nei paesi dell’Unione Europea, a un rapido invecchiamento della popolazione. Ciò comporta, in primo luogo, una riduzione significativa della popolazione attiva e un maggiore carico su di essa delle spese di natura sociale.”

La motivazione è legata alla previsione che in futuro i costi dei sistemi pensionistici e dell’assistenza sanitaria aumenteranno, per cui gli investimenti devono essere concentrati lì.

Secondo la tabella delle previsioni di spesa:

  • nel 2020 la spesa per l’istruzione è stata pari al 4% del totale,
  • scenderà al 3,5% nel 2025
  • dovrebbe mantenersi intorno al 3,4-3,5% negli anni successivi.

Cesp Veneto

Pubblicato da: Cesp Veneto

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Via Monsignor Fortin 44 – Padova

Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica di Padova, è nato nel luglio del 2004. In questi anni, oltre a promuovere dibattiti, presentazioni di libri, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali inerenti al mondo dell’istruzione, ha sviluppato decine di convegni sul territorio.

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