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SCUOLA ALL’APERTO. Usciamo.

da | 28 Ott 2020 | Materiali

Qualcuno avrà sentito Roberto Vecchioni, in veste di prof., raccontare come per alcuni anni abbia fatto scuola all’aperto ogni lunedì, tempo permettendo. In cimitero per discutere di Spoon River o di Foscolo, al mercato orto-frutta per parlare di città/campagna o di nord/sud, sui navigli per raccontare la grigia Milano di Scerbanenco o di Gaber… qui proponiamo la lettura di alcuni spunti che ci vengono dall’esperienza altrettanto concreta di gruppo di maestr*. G.Z.

SCUOLA ALL’APERTO. Usciamo.

da comune-info.it Quando orrore e angoscia fanno di tutto per dominare incontrastati, la prima via di fuga resta non rinunciare al pensiero, la seconda è osare. È possibile immaginare e sperimentare nuove forme di vita sociale? È possibile ripensare l’educazione durante il tempo della pandemia? Possono sembrare domande fuori luogo in questo momento, ma sono invece decisive, perché soltanto se si riesce a rispondere sì a quelle domande, soltanto se si riesce a ribaltare la vita di ogni giorno nel corso della tormenta epidemica e sociale, è possibile cominciare a sottrarsi al cattivo presente. Secondo Laura Costa Reghini e Chiara Rendano, maestre nella scuola primaria Palli di Genova, è possibile, ad esempio, trasformare l’anno scolastico più difficile in qualcosa di indimenticabile. Le prime settimane del nuovo anno vissute ogni giorno dai bambini e dalla bambine della Palli tra boschi e spiagge sembrano confermarlo. Alberto Manzi diceva che una maestra o un maestro possono insegnare ai bambini e alle bambine il ciclo dell’acqua e se lo fanno in modo didatticamente adeguato lo capiranno. Tuttavia, “se un bambino ha avuto esperienza della pioggia sul viso, quell’apprendimento sarà diverso. L’ambiente esterno diventa il campo di esperienza…”. Ecco perché abbiamo bisogno di uscire. Non si tratta solo di evitare gli spazi chiusi per ridurre il contagio. Abbiamo bisogno di fare scuola all’aperto, di uscire dagli schemi e dagli schermi. E non basta neanche uscire: occorre imparare a pensare in modo critico, agire e costruire relazioni sociali in modo diverso, occorre mettere in discussione l’idea di spazio e quella di tempo intorno alle quali sono pensate la società e la scuola. Occorre formarsi all’educazione all’aperto, ma al tempo stesso occorre la scaltrezza per partire qui e ora. Insomma, è possibile iniziare ad uscire anche per prendersi cura di un piccolo angolo del cortile scolastico. Ad uscire fuori dagli schemi è stato, in primavera, l’invito Una scuola speciale per tutti e tutte, promosso da Francesca Lepori (pedagogista, fondatrice dell’Asilo Bosco Caffarella di Roma) sulle pagine web di Comune. L’invito proponeva, già in aprile, una manutenzione straordinaria dei giardini e cortili scolastici in vista della riapertura della scuola a settembre: in pochissime ore ha raccolto moltissime adesioni, il post su facebook oltre 100.000 visualizzazioni, qualche giorno dopo un appello affine è apparso su alcuni grandi media. L’outdoor education e l’educazione diffusa sono diventati improvvisamente temi discussi, certo non sempre in modo approfondito, da numerosi insegnanti, genitori, educatori. Usciamo. Il tempo dell’educazione all’aperto raccoglie punti di vista diversi da quelli dominanti e racconta esperienze maturate soprattutto in scuole pubbliche. I primi interventi (Sonia Coluccelli, Franco Lorenzoni, Paola Tonelli, Paola Nicolini, Gruppo di ricerca “Educazione e Natura”, Andrea Staid, Paolo Mai, Catia Castellani, Paolo Piacentini, Carlo Ridolfi, Dimitrios Evangelou) ragionano su come e perché ripensare il rapporto tra scuola e territorio. La seconda parte (Francesca Lepori, Terry Marinuzzi, Anna Chiara Viviano, Enza Galluzzo, Cosetta Lomele, Fiorella Nicolini e Ilaria D’Aprile) racconta invece quanto già accade in alcuni angoli di Roma, Bari, Genova, Urbino e perfino tra i rami di un pioppo di Palombara, alle porte di Roma. Due manifesti, infine, quello su I diritti naturali dei bambini e della bambine (di Gianfranco Zavalloni) e il Manifesto dell’educazione diffusa pubblicato su Comune nel 2018 – e ora anche nel libro di Paolo Mottana e Giuseppe Campagnoli, Educazione diffusa, Istruzioni per l’uso (Terra nuova ed.) – disegnano alcuni dei nuovi sentieri sui quali camminare insieme. La copertina dell’e-book Usciamo. Il tempo della pandemia. Tutte le fotografie dell’e-book sono di Francesca Lepori e raccontano alcuni momenti della vita di ogni giorno nell’Asilo Bosco Caffarella di Roma

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Pubblicato da: Cesp Veneto

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Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica di Padova, è nato nel luglio del 2004. In questi anni, oltre a promuovere dibattiti, presentazioni di libri, rassegne cinematografiche e spettacoli teatrali inerenti al mondo dell’istruzione, ha sviluppato decine di convegni sul territorio.

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